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BRUXELLES, 8 DICEMBRE – Il secco “no” del DUP, Partito Unionista d’Irlanda che sostiene il governo May, all’applicazione di una disciplina speciale all’Irlanda del nord che consentisse di mantenere aperto il confine con l’EIRE, aveva fatto temere l’ennesima fumata nera nelle trattative per la Brexit. Così, però, non è stato.
Dopo aver trascorso l’intera notte per trovare una regolamentazione dei controlli doganali che soddisfacesse i protestanti del DUP e contestualmente impedisse la ricostituzione di una frontiera fisica tra le due Irlande (uno dei punti fermi della posizione dell’UE) i negoziatori di Bruxelles e Londra hanno raggiunto uno storico compromesso.
A dare l’annuncio è stato Martin Selmayr, capo di gabinetto di Jean-Claude Juncker, che in mattinata ha twittato un comignolo dal quale sbuca del fumo bianco. E’ stato poi il turno dei vertici politici, con Theresa May ed il presidente della Commissione Europea che si sono incontrati per formalizzare l’accordo raggiunto nella notte dai negoziatori.[MORE]
Stando a quanto comunicato dal Financial Times, Londra avrebbe accettato di pagare una cifra compresa tra i 40 ed i 60 miliardi di euro, di garantire diritti speciali a 4 milioni di cittadini europei e di non ricostituire in alcun modo una frontiera fisica sul territorio irlandese. I dettagli dell’intesa sono stati consacrati in un documento di circa quindici pagine nel quale, però, non è individuato l’ammontare del pagamento che Londra dovrà effettuare a favore di Bruxelles, bensì solo i criteri per determinarlo.
Per quanto concerne i diritti dei cittadini dell'Unione che vivono oltremanica, ferma restando la giurisdizione dei giudici britannici, le corti di Sua Maestà potranno adire la Corte di Giustizia dell’Unione per un periodo di 8 anni dall’entrata in vigore delle nuove norme al fine di ottenere una pronuncia su questioni interpretative relative alla nuova disciplina. Restano fermi anche i diritti al ricongiungimento familiare, alle prestazioni sociali e a lavorare e studiare, per coloro che siano arrivati nel Regno Unito prima della Brexit.
Venendo, invece, alla "questione irlandese", nell'ipotesi in cui non sia raggiunta una soluzione condivisa, Londra dovrà mantenere un pieno allineamento normativo con le regole che disciplinano il mercato unico e l'unione doganale all'interno dell'UE.
Adesso toccherà alla Commissione europea adottare una raccomandazione indirizzata al Consiglio Europeo, riunione dei Capi di Stato e di governo dei 27 Paesi e massimo vertice politico dell’Unione, che tra una settimana si riunirà per valutare i progressi effettuati e disporre, eventualmente, il passaggio alla seconda fase dei negoziati, quelli sulle relazioni (in particolare commerciali ndr) future.
Tanto Juncker quanto Theresa May si sono detti soddisfatti in conferenza stampa del compromesso raggiunto. L’inquilina di Downing Street ha ribadito che non vi sarà alcun “confine duro” tra Belfast e Dublino e si è detta fiduciosa sul positivo andamento della seconda fase dei negoziati. May ha inoltre annunciato di aver chiesto a Bruxelles un “periodo di transizione” per dare certezza alla “Brexit”.
Dal canto suo il presidente della Commissione ha parlato di un accordo “equo”, ed ha sottolineato come si inizi a delineare un futuro in cui la Gran Bretagna “sia un amico ed un alleato”.
Dopo il Consiglio Europeo della prossima settimana si inizierà dunque a lavorare agli accordi transitori, fondamentali per regolare i rapporti tra UE e Regno Unito, che dovranno essere conclusi “al più presto nel 2018”, stando a quanto recita il rapporto congiunto sui progressi del negoziato per la Brexit. Intanto, fino al 2020, Londra continuerà a rispettare gli impegni economici assunti con l’Unione nel quadro del bilancio pluriennale.
Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha chiarito alcuni dei prossimi passaggi chiave. In primo luogo, il periodo transitorio richiesto da Londra sarà, con ogni probabilità, concesso, ma alle condizioni dettate dall’Unione. In particolare, se il Regno Unito vorrà momentaneamente restare nel mercato unico e nell’unione doganale dovrà rispettare le norme europee, gli impegni finanziari e riconoscere la giurisdizione della Corte di Giustizia dell’Unione. Quanto agli accordi transitori, Tusk ha ribadito che “c’è meno di un anno di tempo”.
Il bilancio complessivo della prima fase dei negoziati vede, in sostanza, Bruxelles accontentata su tutti e tre i fronti principali delle trattative, dal cosiddetto “Brexit bill”, il conto che Londra pagherà per uscire dall’UE, all’annosa questione sul confine tra Eire ed Irlanda del Nord, risolta nel senso di impedire la ricostituzione di un confine duro, passando anche per i diritti di quattro milioni di cittadini europei, che May si è impegnata a garantire. La partita, però, è ancora lunga.
Paolo Fernandes