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WASHINGTON, 18 SETTEMBRE 2012- E' cominciata ieri, a Washington, la lunga visita americana della leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi, che trascorrerà negli Stati Uniti diciassette giorni, tra incontri e visite ufficiali, che potrebbero comprendere anche un giro alla Casa Bianca.
In programma, per oggi, c'è un colloquio con Hillary Clinton, prima di ricevere, domani, la Medaglia d'oro del Congresso che le fu insignita nel 2008, quando si trovava ancora agli arresti domiciliari; un'agenda ricca di eventi per il Premio Nobel, che negli Usa non ha solo appuntamento con le autorità del Paese, ma anche con delegazioni di suoi connazionali, che nei lunghi anni della diaspora birmana si sono stabiliti in territorio americano.[MORE]
Si parlerà delle recenti riforme politiche e sociali avviate dal governo centrale di Naypyidaw, ma anche della cancellazione totale delle sanzioni economiche Usa alla ex Birmania e, soprattutto, del dramma della minoranza musulmana Rohingya, vittima da mesi di violenze e persecuzioni per motivi etnico-religiosi.
Da sempre, infatti, la leader democratica si pone cauta nei confronti delle aperture del nuovo esecutivo, che secondo molti dissidenti, starebbe operando dei semplici cambiamenti "di facciata", a nascondere i problemi ancora profondi dello stato. Aung San Suun Kyi non vuole perdere l'opportunità di discutere di questioni tanto importanti con gli Stati Uniti, per portare alla ribalta la situazione birmana.
E mentre la "Signora" si prepara a volare a New York, prima di passare nel Midwest e in California, l'Assistance association for political prisoners annuncia oggi che appena 90 dei circa 400 prigionieri politici interessati hanno potuto usufruire dell'amnistia proclamata dalle autorità del Myanmar.
(immagine da:www.lapresse.it)
Simona Peluso