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MOGADISCIO, 22 LUGLIO 2011 – La Somalia è in pieno stato d’emergenza. Lo scorso 20 luglio, l’Onu ha dichiarato lo stato di carestia nelle regioni del Bakool e Lower Shabelle, sostenendo come questa sia “la più grave crisi alimentare in Africa degli ultimi vent’anni”.[MORE]
La carestia viene riconosciuta formalmente quando i tassi di malnutrizione superano il 30% della popolazione infantile compresa tra gli 0 e i 5 anni, se si verificano almeno 2 casi di morte per fame ogni 10.000 abitanti al giorno e se la popolazione ha difficoltà ad assimilare 2.100 calorie al giorno, il minimo per la sopravvivenza (fonte: Unicef). Attualmente, nelle due regioni sopra citate, la malnutrizione acuta supera il 50%. “Se non interveniamo subito la carestia si estenderà a tutte le otto regioni del sud della Somalia nei prossimi due mesi a causa dei raccolti andati a male e della comparsa di malattie infettive”. È quanto sostiene Mark Bowden, coordinatore delle Nazioni Unite per le azioni umanitarie in Somalia.
Le cause di tale emergenza sono rintracciabili nella prolungata siccità che ha reso nulle le possibilità di lavoro dei contadini somali. I conseguenti rincari nei prezzi dei beni alimentari hanno peggiorato la già precaria situazione. Le Ong stanno cercando di inviare la maggior quantità di aiuti possibili ma “il cibo da solo non basta”. Rozanne Chorlton, Rappresentante dell’Unicef in Somalia, ha dichiarato che “i bambini e le loro famiglie hanno bisogno di servizi sanitari, acqua potabile, alimentazione e di un adeguato livello di cure e protezione”.
A dare il colpo di grazia a questa straziata popolazione non è solo la mancanza di finanziamenti, per i quali Onu e Ong lanciano continui appelli, ma anche la guerra che da anni dilania questa terra. Una consistente parte del territorio somalo è controllato dalla formazione integralista legata ad Al Qaida, Al Shabaab, la quale, dal 2009, ha vietato le attività di numerose organizzazioni quali il Programma alimentare mondiale o il World Food Program. Negli ultimi giorni, però, sì è notato un cambio di rotta degli integralisti i quali, attraverso un loro rappresentante rimasto anonimo, hanno dichiarato: “la dichiarazione di carestia nelle regioni della Somalia da parte delle Nazioni Unite è benvenuta e speriamo che gli aiuti arrivino alla nostra popolazione”. La contraddizione però non ha tardato: “I gruppi vietati in precedenza non sono i benvenuti per lavorare nelle zone sotto il nostro controllo”. È quanto detto da Ali Mohamud Rage, portavoce del movimento.
Nel frattempo 3,7 milioni di persone sono colpite dalla crisi. La metà è costituita da bambini. La comunità internazionale si mobilita con appelli e buone intenzioni ma la quantità di denaro necessario è molto e i fondi stanziati sono insufficienti.
Filomena Maria Fittipaldi