#25 Aprile, la Resistenza nella letteratura: le parole di Calamandrei
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MILANO, 25 APRILE 2013 – Innumerevoli le opere letterarie dedicate a una delle pagine storiche più importanti del nostro paese: la Resistenza. Tanti i fiumi di inchiostro fluiti dalle penne di storici e scrittori, intenzionati a trasmettere e veicolare il messaggio e l’ideologia che spinsero migliaia di giovani a offrire la propria vita per la Libertà.
In questa giornata, emerge, potente, una voce, quella di Piero Calamandrei (1889-1956).
Giurista, politico, docente universitario ma anche scrittore e poeta. Oltre alla carriera universitaria, dedicò la sua vita all’attività politica, militando nei partiti di sinistra. Durante l’avvento di Mussolini manifestò apertamente la sua avversione alla figura del duce, firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce ed evitando di prendere la tessera del Partito Nazionale Fascista per un ventennio. Nonostante le interpretazioni degli storici riguardo al suo rapporto con il fascismo siano parzialmente differenti, fu sempre controllato attentamente dalle forze del governo come antifascista.
Fu autore di una delle poesie più emblematiche e rappresentative della Resistenza: “Lo avrai, camerata Kesselring”. Si tratta di un’epigrafe composta da Calamandrei per Albert Kesselring, ufficiale tedesco che durante la Seconda Guerra Mondiale comandò le truppe tedesche stanziate in Italia e fu responsabile di numerosi e tragici eccidi, tra cui la strage di Marzabotto e le Fosse Ardeatine. Nel 1947, il tedesco fu condannato per i numerosi crimini da lui commessi, prima alla pena di morte e poi all’ergastolo, ma venne liberato già nel 1952 per presunte gravi condizioni di salute, che gli permisero però di vivere altri 8 anni in Germania, prima di morire.
Kesselring, tornato libero, dichiarò di non provare in alcun modo rimorso per i delitti commessi anzi affermò di meritare, da parte degli Italiani, un monumento eretto in ringraziamento ai benefici da lui offerti al nostro popolo. Calamandrei, in risposta, compose la celeberrima epigrafe “Lo avrai, camerata Kesselring”, posta sotto una Lapide ad ignominia che sarà affissa nel comune di Cuneo, a Montepulciano, a Sant’Anna di Stazzema, ad Aosta, ai piedi del faro di Prarostino, all'ingresso delle cascate delle Marmore e a Borgo San Lorenzo, sull'antico palazzo del Podestà.
Dedicata a Duccio Galimberti, una delle figure partigiane più importanti della Resistenza piemontese, la poesia si scaglia contro l’ufficiale tedesco, conquistando, a pieno diritto, la fama di manifesto della Resistenza italiana, di un'opera che riesce, attraverso parole misurate e scelte con cura, grazie a pochi artifici retorici e all’uso di un linguaggio facilmente comprensibile, a trasmettere anche ora la forza e la potenza del desiderio che allora spinse uomini e donne a sacrificarsi: la Libertà.
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA [MORE]
Cristina Rendina