Centenario dell'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra, impazza la polemica sulle celebrazioni
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BOLZANO, 24 MAGGIO 2015 – Fu acceso il dibattito che precedette l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, iniziata il 28 Luglio 1914, e che contrappose la fazione interventista, capeggiata dall’intellettuale Gabriele D’Annunzio e animata anche da colore che consideravano il conflitto mondiale come la quarta guerra d’indipendenza italiana, e quella dei neutralisti, che speravano di evitare l’ingresso dell’Italia in quella che si annunciava essere una “inutile strage”, come la definì l’allora pontefice Benedetto XV. La sezione degli interventisti alla fine prevalse e, il 24 Maggio 1915, l’Italia entrò nel conflitto mondiale che causò approssimativamente almeno 16 milioni di vittime. [MORE]
Numerose sono le celebrazioni in programma per il centenario dell’entrata in guerra, celebrazioni che coinvolgeranno 24 città d’Italia e, inoltre, da oggi, sarà possibile consultare online i giornali più importanti pubblicati durante la Grande Guerra, grazie ad un progetto voluto dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, che ha spiegato: «Dal 24 maggio è disponibile una rassegna stampa quotidiana che, a un secolo di distanza, ci restituisce la rappresentazione del conflitto nei giornali dell’epoca e offre uno spaccato della società, dei costumi e del dibattito politico e culturale dell’Italia in quei difficili anni».
Ma le celebrazioni del centenario non sono esenti da polemiche. Il governatore altoatesino, Arno Kompatscher, ha rifiutato la richiesta del Governo di esporre il tricolore per il centenario, dichiarando che «l’inizio di una guerra non è un evento da festeggiare». Roberta Pinotti, ministro della Difesa, nel corso della giornata di ieri aveva replicato, spiegando: «Il 24 maggio non si festeggia nulla, si ricordano i 600mila morti e il milione e mezzo di feriti. La bandiera è simbolo dell’unità del Paese». Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, ha bollato come «scandalose le parole del presidente della Regione Rossi e del presidente della Provincia di Bolzano Komptascher, che hanno deciso di esporre a mezz'asta e in segno di lutto il tricolore. Se Rossi e Komptascher si vergognano di vivere in Italia, possono tranquillamente decidere di andare a vivere in un'altra nazione. Di certo l'Italia non rimpiangerà questi due squallidi personaggi, che si vergognano della bandiera italiana ma non dei miliardi di euro che lo Stato Italiano trasferisce loro». Il senatore Franco Panizza ha duramente replicato alla presidente di Fratelli d’Italia, affermando: «Meloni offende la nostra comunità perché dovrebbe sapere che le nostre due autonomie si mantengono con le tasse pagate dai cittadini. La nostra terra è diventata un laboratorio di pace, domenica sia una giornata dedicata al ricordo dei caduti e all'impegno perché le guerre non abbiano più a ripetersi».
(foto www.vivicasagiove.it)
Elisa Lepone