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WASHINGTON, 11 APRILE – Dopo cinque ore è terminata l’audizione di Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook, presso il “Commettee on Commerce, Science, and Transportation” facente parte del Congresso degli Stati Uniti. L’interrogazione ha messo in chiaro la posizione di Facebook in merito al Datagate e le prospettive future del social network per proteggere i propri utenti da interferenze esterne. [MORE]
Zuckerberg, evidentemente provato dalla difficile situazione di un’interrogazione parlamentare, ha dovuto rispondere alle domande pressanti di quarantaquattro parlamentari – sia repubblicani che democratici – che avevano cinque minuti di tempo ognuno per sottoporre i propri quesiti al fondatore di Facebook. I parlamentari hanno sfruttato il tempo a disposizione per sondare le responsabilità del social media in merito alla trasmissione di dati di 87 milioni di utenti alla società Cambridge Analytica, che li ha usati per avere un’influenza sulle elezioni americane del 2016. Ancora una volta si pone particolare attenzione sul rapporto dei social media con la privacy dei propri utenti. In particolare, il senatore Bill Nelson chiede per quale motivo gli 87 milioni di utenti non fossero stati avvisati dell’acquisizione dei dati da parte della compagnia britannica, essendo Facebook a conoscenza di questo fatto. La risposta di Zuckerberg riprende ciò che è stato già affermato nei giorni scorsi: “Abbiamo chiesto di cancellare quei dati a Cambridge Analytica e ci siamo fidati della risposta. È stato chiaramente un errore. Non è facile evitare gli sbagli quando si costruisce un’azienda del genere in un garage nel 2004 e si arriva a due miliardi di utenti.”
Mark Zuckerberg, tuttavia, ha costruito la propria difesa su un’ammissione delle colpe della compagnia e su un impegno concreto nei confronti del miglioramento del servizio. “Facebook è una compagnia idealista e ottimista. Per la maggior parte della nostra esistenza ci siamo concentrati sui benefici del connettere le persone. E mentre Facebook cresce, ovunque le persone hanno potuto beneficiare di un nuovo e potente strumento per rimanere connessi con chi si ama, per fare ascoltare la propria voce e per costruire comunità e attività commerciali. Tuttavia, ormai è chiaro che non abbiamo fatto abbastanza per evitare che questo strumento potesse essere usato anche per fare del male. Questo vale per le notizie false, per le interferenze straniere nelle elezioni e sulle parole d’odio, e allo stesso modo sulla privacy. Non abbiamo prestato abbastanza attenzione sulle nostre responsabilità e questo è stato un grande errore. È stato un mio errore e mi dispiace. Io ho fondato Facebook, io lo guido e io sono responsabile per ciò che accade in esso. Non basta connettere le persone, dobbiamo assicurarci che quelle connessioni siano positive. Non basta dare una voce alle persone, dobbiamo assicurarci che le persone non lo usino per fare del male ad altre persone o per diffondere informazioni sbagliate. E non basta dare alle persone controllo sulle loro informazioni personali, dobbiamo assicurarci che gli sviluppatori con cui le condividano proteggano anche le loro informazioni. Ci vorrà un po’ di tempo per lavorare sui cambiamenti che dobbiamo fare nella compagnia, ma mi impegnerò per risolvere tutto questo.”
L’audizione di Zuckerberg, per quanto lo abbia messo spesso in difficoltà, ha convinto: ad apertura della borsa di New York, i titoli della compagnia hanno guadagnato il 4,50%. Un risultato simile non si vedeva dall’aprile del 2016. Ma l’interrogazione del CEO di Facebook non termina con l’audizione di ieri e si ripeterà anche oggi in un’altra commissione parlamentare.
[Foto: Business Insider]
Velia Alvich