Usa, l'afroamericano condannato 20 anni fa sarà ucciso oggi
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ATLANTA, 20 SETTEMBRE 2011 – Avevano tenuto le dita incrociate fino a ieri per una possibile clemenza, e invece la sentenza verrà eseguita oggi stesso alle sette di sera a Savannah. Sono tutti coloro che dal 1991 ad oggi hanno seguito la lunghissima vicenda giudiziaria che si è conclusa con la condanna a morte di Troy Davis, un afroamericano accusato dell'omicidio del poliziotto bianco Mark Allen MacPhail.[MORE]
L'omicidio, di cui Troy Davis sarebbe il presunto esecutore, si è consumato all'una del mattino del 19 Agosto 1989 in una stazione di servizio della Savannah, in Georgia, dove un agente di polizia fuori servizio rimase ucciso da due colpi di pistola esplosi da tre persone che stavano importunando un senzatetto. Uno dei tre era proprio Troy Davis, allora diciannovenne.
Gli avvocati dal 42enne condannato a morte hanno fondato la loro difesa sulla completa mancanza di prove materiali che ricollegherebbero l'uomo all'omicidio commesso, in aggiunta ai numerosi << seri dubbi sulla sua colpevolezza, alimentati dalle continue ritrattazioni dei testimoni, e alle accuse di confessione estorte alla polizia>>, come riporta William Session, ex giudice distrettuale del Texas favorevole alla pena di morte, in un articolo pubblicato sull'Atlanta Journal-Constitution.
Le perplessità sulla correttezza di questa decisione sono molte: non solo l'arma del delitto non è stata rinvenuta durante gli oltre 20 anni di indagine, ma la stessa data della sentenza è stata rinviata per ben tre volte, l'ultima delle quali nel 2007, quando la State Board Parole ne bloccò l'esecuzione a poche ore di distanza perché non tutti i suoi membri erano d'accordo con l'accusa di colpevolezza.
Non sono bastate né le incursioni morali del Vaticano e nemmeno l'intervento dell'ex presidente americano Jimmy Carter per commutare la sentenza di morte in una condanna a vita. Neanche la racolta firme avviata da Amnesty International è riuscita ad intenerire la decisione del tribunale della Georgia, sebbene ad oggi siano state depositate quasi un milione di firme presso gli uffici del Comitato per la grazia della Georgia. Inutili anche le centinaia di manifestazioni di solidarietà che si sono svolte lo scorso fine settimana in ogni parte del mondo.
La fallacità del sistema giudiziario statunitense è messa ancor più in evidenza dal fatto che dal 1976 ad oggi oltre 130 condannati a morte hanno ottenuto la clemenza, senza tener conto di tutti quei casi che ovviamente non fu possibile riprendere in esame dopo l'avvenuta esecuzione. Ma si sa, le Jim Crow Laws sono state abolite tanti anni fa. Bisognerebbe chiedersi tuttavia se con esse sia scomparso anche il sistema discriminatorio e razziale che ne costituiva le fondamenta.
RICCARDO MARCUCCI