Salvatore D’Elia. Un Diario al tempo della pandemia
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“Tra me e me, tra me e il mondo. Diario di una quarantena” è l’ultimo lavoro letterario di Salvatore D’Elia che trova la sua genesi nella pandemia che ormai ha invaso tutto il mondo mietendo moltissime vittime. Lo scrittore, autore anche di un’altra opera “Respirare ” scritta a quattro mani con Antonio Saffioti, durante i giorni del forzato lockdown ripiega la sua attenzione su riflessioni profonde capaci di avviarlo ad una maggiore consapevolezza della vita rivisitata nella varietà delle sue forme e bellezze e dominata da una intensa fede in Dio.
Attraverso un profondo scavo psicologico, Salvatore D’Elia interpreta la quarantena come un tempo per guardare alla propria vita, alle scelte del passato, del presente e per gettare uno sguardo sul futuro. Ma anche un’occasione per guardare al mondo, per riflettere sui grandi temi che segnano l’esistenza quotidiana di tutti noi: il rapporto con Dio, il valore della libertà, la solidarietà tra gli uomini, la responsabilità verso noi stessi e verso chi ci circonda. Richiamando alla memoria figure del passato e del presente e indagando accattivanti vicende quotidiane della sua sfera personale, lo scrittore giunge ai nostri giorni commentando le notizie del giorno e qualche sogno infranto dal Covid -19 con il pensiero rivolto a chi ha particolarmente sofferto la chiusura in casa per due mesi e con il desiderio che la quarantena possa generare una quotidianità più umana. «Tenere un diario in quarantena – afferma Salvatore D’Elia - è uno strumento attraverso il quale riflettere su se stessi, su ciò che abbiamo fatto in passato, su ciò che facciamo, su come sarà il nostro futuro per quanto poco dipenderà da noi. Ed è anche un modo per tenere, giorno dopo giorno, il filo che lega tra di loro gli eventi.
Rileggere se stessi per leggere tra le righe ciò che avviene attorno a noi. La scrittura - continua - scava all’interno e tira fuori. Fotografa i fatti e arriva a quella profondità in cui una mera cronaca non riesce ad arrivare. Ne abbiamo bisogno soprattutto in un tempo come questo, in cui ci troviamo davanti, più o meno consapevolmente, i due più grandi nemici dell’uomo: la solitudine e la paura della morte».
Lo scrittore è convinto che questa pandemia non passerà inutilmente se ci lascerà più capaci di condividere i sentimenti degli altri, le gioie, le speranze, le difficoltà quotidiane. E ancora auspica che finita l’emergenza, trovata la cura o il vaccino, ognuno possa trovare il tempo di stare con gli altri e imparare nuovamente a relazionarsi con gli altri non certamente mediante un decreto ma mediante un cammino intrapreso passo dopo passo con sacrificio, amore ed impegno. Il libro vanta una nota critica ad inizio del testo della professoressa Lina Latelli corredata da una sua poesia “Visione” tratta da “Il Canto delle sirene” Ursini Editore 1997, la prefazione di Francesco Polopoli, docente e membro del “Centro internazionale di studi gioachimiti” e la postfazione della blogger Ippolita Luzzo mentre il progetto fotografico di copertina è curato dalla giovane fotografa Ilaria Rubino.
Foto: Salvatore D’Elia
Foto: Copertina di Diario di una quarantena
Lina Latelli Nucifero