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MESSINA, 7 SETTEMBRE 20011 - Si aggrava la crisi diplomatica tra Turchia e Israele. Dopo l'espulsione dell'ambasciatore israeliano da parte di Ankara e la successiva sospensione dei rapporti commerciali e militari, adesso le ritorsioni si spostano negli aeroporti civili. A farne le spese sono i cittadini in viaggio nell'uno o nell'altro Paese, vessati dai doganieri di turno; la cui unica colpa è essere turchi in transito in Israele e viceversa.[MORE]
La causa scatenante risiederebbe nelle mancate scuse da parte di Tel Aviv ad Ankara per l'uccisione di nove attivisti turchi, presenti nella Freedom Flotilla, quando questa provò di superare il blocco navale imposto da Israele, nel tentativo di aprire un corridoio umanitario verso Gaza. Le richieste di scuse formali e di risarcimento sono state avanzate dalla Turchia subito dopo che l'Onu ha definito "eccessiva e irragionevole" la risposta israeliana.
Emerge in maniera evidente l'arroganza di entrambe le nazioni: spropositata fu l'aggressione subita dai tre militari israeliani, rei di aver abbordato la nave turca, quanto l'uso smisurato della forza che Israele applico in forma di ritorsione e che condusse all'uccisione dei nove attivisti filo-palestinesi. Proprio nel momento in cui si stringe il cerchio attorno all'Iran, definirei inopportuni quanto inappropriati questi screzi diplomatici.
Fabrizio Vinci