Su Filosseno e il suo prendersi bene, intervista all'autore Massimiliano Lepera
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Catanzaro, 9 Aprile - 'Su Filosseno e il suo prendersi bene' è il quarto romanzo pubblicato dal professore di Greco e Latino, Massimiliano Lepera. Racconta la storia di un certo Filosseno, prima bambino, poi ragazzo e infine uomo, il cui scopo, nel suo vivere quotidiano, è quello di riuscire sempre a "prendersi bene", ad aumentare ogni giorno il senso del piacere. In realtà, il Filosseno di Lepera, il suo prendersi bene lo trova principalmente nella costante ricerca della compagnia del gentil sesso, ma, a prescindere di quale sia il determinato campo che provoca il piacere, ciò che all'autore interessa dimostrare è che per essere felice basta poco. E' sufficiente, a volte, assecondare i propri istinti e interessi senza preoccuparsi di ciò che pensano e dicono gli altri. Ciò che conta è perseguire ciò che più ci piace, perché ci fa stare bene e in pace con noi stessi. Se non si sta bene con se stessi è difficile vivere in comunità. La vita, però, a volte ci mette a dura prova ed è, secondo Lepera, proprio in queste circostanze che ha valore il coraggio di sentirsi se stessi e farsi del bene, con grande forza di volontà e determinazione. E' un invito a cercare di vedere il positivo anche dove apparentemente non c'è. La passione che il professore ha per la musica emerge nelle note musicali che risuonano ad ogni fine capitolo. Da 'Infinito' di Raf del 2001 a 'Wake Me Up' di Avicii del 2013, una gradevole colonna sonora scandisce tutte le fasi di crescita del ragazzo. Un romanzo che, a differenza dei precedenti, si rivolge principalmente ai ragazzi. Saverio Fontana ha incontrato l'autore per i lettori di Infooggi.it.
Professore, cosa significa 'prendersi bene' e come è nata l'idea di scrivere un romanzo su questo concetto?
L’espressione “prendersi bene”, come spiegato in una sezione del libro, è di moda ormai nel gergo giovanile e ricorrente anche in talune varianti diatopiche della nostra terra. Essa indica l’essere entusiasti di qualcosa o semplicemente lo stare propriamente bene, con se stessi e con tutti quelli che ci stanno attorno. Questa caratteristica contraddistingue in particolar modo Filosseno, il giovane protagonista del romanzo. Proprio i giovani sono sia i protagonisti che i destinatari del libro. L’opera infatti tende a configurarsi come una via di mezzo tra romanzo, saggio, pamphlet e racconto e descrive la parabola esistenziale di questo giovane intraprendente, che fa di tutto per “prendersi bene” appunto, durante il corso della narrazione. L’intento principale del libro è dunque quello di avvicinarsi ad un pubblico più giovane e adolescenziale, affinché apprezzi gli aneddoti e le storie raccontate tra le pagine e apprenda al contempo concetti di natura filosofico-esistenziale, utili magari al proseguimento della vita, identificandosi in qualche avventura, episodio o riflessione del libro medesimo.
La vita ci mette spesso a dura prova. Come si fa a prendersi bene in quelle circostanze?
La vita è dura, difficile, a volte veramente crudele. Se non si avessero dei principi saldi e dei fondamenti etici a cui credere e nei quali identificarsi, sarebbe davvero impossibile andare avanti e “stringere i denti”. Tuttavia, grazie a determinati valori che costellano la nostra esistenza e che la rendono molto più piacevole, in primis l’amore, la famiglia, l’amicizia e la fede, si può trovare quel pungolo atto a spronare ad andare avanti, coniugato senz’altro con la curiosità di scoprire ciò che ci riserva il futuro. Mi rivolgo soprattutto, come evidenziato nella precedente risposta, ai giovani, i quali hanno una vita intera dinnanzi a sé e che, se veramente consapevoli del loro ruolo e della loro fondamentale importanza per la società, possono concretamente sperare in qualcosa di migliore. Del resto, la speranza, secondo gli antichi Romani (“spes ultima Dea”) e in base alla mitologia classica (è l’unica che resta nel fondo del vaso di Pandora in seguito alla fuoriuscita di tutti i mali) è una delle più efficaci ancore a cui rinsaldarci in maniera ben stretta nel corso della tempestosa e turbolenta esistenza.
Perché preoccuparsi troppo di ciò che gli altri dicono o pensano di noi può allontanarci dalla felicità?
Felicità secondo me è in primis essere se stessi e circondarci di persone che ci fanno stare bene. Perché solo alla loro presenza possiamo essere veramente noi stessi e vivere spensieratamente e in libertà ogni singolo attimo della vita. Il “carpe diem” di lontana matrice oraziana riacquista valore se l’attimo lo si coglie veramente nel suo fulcro vitale, chiedendoci se proprio nel momento in cui stiamo bene sia quella l’essenza della felicità. Certo, non è facile, perché spesso ci si lascia deviare da preoccupazioni e patemi di ogni sorta, ma forse a volte bisognerebbe realmente ritornare un po’ fanciulli, meravigliandosi di tutto e non vergognandosi di manifestare appieno i propri sentimenti, persino quelli apparentemente più banali. Lo stesso Schopenhauer diceva che la vita è un pendolo che oscilla tra dolore e noia, e solo in quell’attimo, quasi impercettibile, in cui esso sta sospeso centralmente è presente la felicità. Proprio lì, allora, siccome è breve ed effimero, bisogna concentrarsi a tendere con tutte le proprie forze.
A chiusura di ogni capitolo risuonano le note di un successo musicale. Perché questa scelta?
Ritengo che la musica, come dimostra la mia stessa produzione, della quale essa è parte integrante e fondamentale, sia una delle dolci note della nostra travagliata esistenza, compagna fedele della nostra allegria, della nostra solitudine e della nostra malinconia. Come dice Daniel Baremboim, autore tra l’altro del piacevole libro “La musica è un tutto”, “la musica trasmette a ciascuno significati diversi e a volte può comunicare cose diverse in momenti diversi a una stessa persona”. Oltre a ciò, aggiungo che la musica è anche solido aiuto alla nostra memoria e tende a rafforzare e vivificare sempre quelli che sono i ricordi più significativi della nostra esistenza, scandendone le diapositive nella nostra mente, attraverso colonne sonore e brani che hanno sicuramente accompagnato episodi più o meno significativi della vita dell’uomo. È ciò che accade anche nel libro, quindi, dove ogni capitolo, che racchiude a sua volta in sé uno specifico episodio, è segnato da una colonna sonora proprio per rimarcare l’importanza di quell’episodio medesimo. [MORE]
'If you're here troubles disappear, you're the moon and sun is me'. Lei è anche cantautore e nel suo ultimo CD canta l'amore anche in inglese. Vuole parlarci di questa sua ultima opera musicale?
Come dicevo prima, in riferimento all’opera in particolare e alla mia produzione in generale, l’amore, così come la famiglia e l’amicizia, è uno dei fondamentali principi saldi e virtuosi grazie ai quali l’uomo può andare avanti, superando ogni difficoltà. E la cosa più bella è che questi sentimenti sono universali, vanno oltre i confini geografici, linguistici, politici e religiosi e restano costanti eterne per la pur effimera esistenza umana. Il disco, dunque, dal titolo “Nessuno è perfetto”, uscito lo scorso maggio e presentato in diverse piazze, tra cui il Museo del Rock di Catanzaro, a Ragusa in Sicilia e a Rai 3, oltre a contenere due singoli, Giramondo e Crazy Jazz, che si sono piazzati rispettivamente al 3° e al 1° posto in classifica radio internazionale, contiene delle tracce che variano sia nel genere (rock, pop, leggero, jazz, folk, cantautoriale) sia nelle tematiche, a dimostrazione della volontà di sperimentare e cercare di accontentare tutti i gusti. I singoli, tra l’altro, sono stati girati, con i rispettivi videoclip, quasi tutti a Catanzaro, proprio per valorizzare il territorio e i suoi aspetti più caratteristici, dalle bellezze paesaggistiche a quelle architettoniche. Proprio per uno di questi, ovvero Giramondo, un quadro contenente un frame del mio videoclip è stato due anni fa collocato all’interno del Museo del Rock di Catanzaro, con mia grande soddisfazione.
Ama esternare quello che ha dentro attraverso tutte le forme di scrittura, poesia, narrativa, testi musicali. In quale di queste crede di riuscire ad esprimere meglio se stesso?
Ritengo che tutte queste forme siano strettamente intrecciate e connesse tra loro, in quanto in esse è la parola che risalta, per enfatizzare un concetto, una riflessione o un messaggio specifico. Scrittura e musica sono dunque inestricabilmente legate, in quanto la musica non è altro parola che si fa nota, mentre la scrittura non è altro musicalità che si fa parola. Inoltre, partendo dalle poesie, che rappresentano il genere più breve e al contempo più aulico di scrittura, si arriva ai testi musicali, che prendono forma e colore insieme alle note e agli accordi, per poi ritornare sulla carta scritta e svilupparsi come racconti, saggi e romanzi. Proprio questi ultimi, infine, rappresentano forse la massima espressione di libertà, in quanto grazie a questo genere è possibile far scorrere liberamente, ma sapientemente, la penna sul foglio, assecondando i flussi di pensieri che attraversano la mente, e liberandola al contempo secondo un processo quasi catartico.
Saverio Fontana
Filosseno e il suo prendersi bene, libro edito 13Lab Edition ltd 2017 e presentato già in diverse scuole sia del territorio catanzarese, anche nel corso dell’edizione Libriamoci 2017, sia in Sicilia, alla Notte dei Licei di Modica (RG), presso il Liceo Classico “Galilei-Campailla”, a gennaio 2018, inserito nel tema dell’amore secondo il Simposio platonico, espressamente citato dall’autore stesso nel corso dell’opera.