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ROMA, 9 OTTOBRE 2014 – Secondo l’ultimo rapporto presentato oggi dall’onlus Save the Children, in occasione del lancio della campagna "Everyone", «Ogni anno 6,3 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono, tra questi 2,8 milioni sono neonati».
“Nati per morire. Indice di rischio mortalità mamma-bambino” (è il titolo dello studio), documenta le emergenze sulla salute dei neonati e delle mamme, nonché l’impatto della mortalità infantile in 178 paesi del mondo, in base a cinque indicatori, ovvero tasso di fecondità adolescenziale, prevalenza di denutrizione, cure pre-natali, aspettativa di scolarizzazione e reddito pro-capite.
Tra principali fattori di rischio figura la giovane età materna: «Ridurre i matrimoni precoci - commenta Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children -, le gravidanze adolescenziali e aiutare le giovani coppie a prevedere un certo distanziamento fra un figlio e l’altro è cruciale per ridurre la mortalità infantile».
Un’altra grave minaccia è rappresentata dal virus Ebola: «circa 2,5 milioni di bambini sotto i 5 anni sono attualmente esposti al rischio di contagio in Sierra Leone, Guinea e Liberia dove purtroppo già muoiono ogni giorno almeno 100 bambini di malaria, diarrea e polmonite. Un numero destinato a crescere per l’impossibilità, da parte dei sistemi sanitari al collasso, di assicurare le cure adeguate e somministrare vaccini o per la possibile rinuncia da parte delle famiglie a rivolgersi a strutture e operatori sanitari per paura del contagio».
Dai dati emerge che il Paese con il più alto tasso di mortalità infantile è la Somalia, con «180 decessi ogni 1.000 nati vivi, a fronte di 3,7 della Danimarca, al primo posto in classifica». Mentre, nell'Africa subsahariana e nell'Asia meridionale «si concentrano i 4/5 delle morti infantili».[MORE]
In questa triste classifica, l’Italia «si colloca al 19esimo nella zona verde dell’Indice, fra i paesi con bassi livelli di rischio mortalità mamma-figlio e dunque maggiori garanzie di benessere per i nascituri e i neonati».
«È inaccettabile - osserva ancora Neri - che un bambino debba rischiare la vita solo per essere nato nel posto sbagliato. La mortalità infantile può essere prevenuta intervenendo precocemente sui fattori che la determinano e adottando soluzioni spesso semplici e a basso costo quali la formazione di operatori sanitari di comunità in grado di raggiungere e assistere le madri e i bambini nelle zone più remote, la somministrazione di antibiotici e vaccini, la promozione dell’allattamento esclusivo al seno, fornendo zanzariere e sali idratanti, insegnando alle mamme a preparare piatti e alimenti semplici ma nutrienti».
Domenico Carelli
(Foto: dalla pagina facebook Save the Children Italia)