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BARI, 25 DICEMBRE 2011- I 530 della Sanità pugliese sono (per ora) salvi. Per una procedura amministrativa di scavalco al decreto Tremonti che stoppò le stabilizzazioni, dall’anno che viene a favore di medici ed infermieri che in questi giorni hanno lavorato con la sicurezza di non riprendere “posto”, ritorna la normalità. Grazie all’Assessore Regionale alla Sanità TOMMASO FIORE difatti con una circolare si è potuto revocare l’annullamento delle stabilizzazioni a favore del reintegro sulle corsìe degli ospedali, previa conciliazione dinanzi alle direzioni Provinciali del Lavoro.
La sanatoria dal sapore natalizio in verità non è stata un risultato immediato di azione per Fiore. Egli difatti ha potuto confermare (tramite circolare inviata ai manager ASL Puglia) la bella notizia solo a seguito di [MORE]un confronto (difficile) con il neo ministro della salute RENATO BALDUZZI. L’intervento della Corte Costituzionale quindi in merito alla Legge Regionale 42/2010 per il momento non viene a compromettere nulla. Ma solo provvisoriamente. Di sicuro però tutto ciò che è avvenuto nelle aule di Giustizia del lavoro (vedi sentenze della Giudice Chirone per esempio) hanno dato atto che l’annullamento della propria contrattazione, non aveva ragione di esserci, con un conseguente “onere” di esborso per la Regione in vista dei risarcimenti . Ora, c’è da chiarire ancora un altro aspetto: --primo, che se la Consulta determina i contratti degli operatori della Sanità pugliese come “a tempo” allora le tredicesime saranno godute alla metà perchè il contratto non contempla come un indeteminato lo stesso lauto importo. --Secondo, che è fuori da ogni ragionevole opportunità politica continuare a stoppare le stabilizzazioni per poi, dopo pronuncia delle sentenze, tornare a riconoscere i diritti dei medici e esser nella costrizione di sborsar loro fiumi di euro come risarcimento.
I sindacati che operano in questi settori (potremmo citare la FIALS come anche l’USPPI) sono felici di questa prima tranche di vittoria. Ma ciò che sta accadendo dietro le quinte ( domande di pensionamento a tamburo battente e precarietà su un settore che non può vivere di precarietà perché primario nei bisogni) fa presagire un pericolo di ingessatura che innervosirebbe il personale, influenzandone l’operosità e quindi la qualità delle prestazioni medico-infermieristiche.
Anna Ingravallo
Foto cartoon medici-infermieri (in alto a sinistra) da fonte www.trapanimartino.wordpress.com