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ROMA, 19 OTTOBRE 2015 - E’ terminato alle 20 l'incontro in procura, durato oltre quattro ore, tra Ignazio Marino e il pm Roberto Felici per discutere delle spese sospette effettuate con la carta di credito intestata al Comune di Roma. Presente anche il procuratore aggiunto Francesco Caporale. [MORE]
Il sindaco dimissionario Marino si è difeso respingendo l’accusa di peculato e di ogni altro addebito e, dando la propria versione dei fatti in merito agli scontrini e alle spese di rappresentanza fatte con la carta di credito del Campidoglio. L’ex primo cittadino ha inoltre spiegato che non è stata la moglie ad aver effettuato una prenotazione presso un ristorante, ma una sua collaboratrice.
Il legale di Ignazio Marino, Enzo Musco, ha precisato che l’ex sindaco è stato sentito nella veste di persona informata sui fatti: «non è indagato e, più in generale, con riferimento a questa vicenda, non risulta iscritta alcuna notizia di reato». Poi ha spiegato: «Tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce ai giustificativi di spesa non sono autentiche. Nella quasi totalità dei casi i giustificativi ricollegano la causale della cena alla tipologia dell'ultimo appuntamento della giornata programmato nell'agenda del sindaco. Ciò è certamente dipeso dal fatto, conosciuto solo adesso, che la ricostruzione delle causali delle cene è avvenuta a distanza di molto tempo da parte degli uffici del Comune, i quali, non ricordando la vera finalità istituzionale della cena, ne hanno evidentemente indicata una compatibile con l'ultimo appuntamento in agenda».
Infine l’avvocato ha sottolineato che Marino «non ha mai utilizzato il denaro pubblico per finalità estranee a quelle consentite».
Riguardo l’uso della carta di credito in un comunicato si legge: «Marino ha inteso precisare che non ha mai richiesto la carta di credito, che gli è stata invece attribuita dagli Uffici, che non è stato lui a richiedere il riallineamento del plafond della carta da 10 a 50mila euro, come era nella precedente amministrazione e che la seconda carta di credito, attribuita al Capo del Cerimoniale, è stata richiesta per facilitare i pagamenti in occasione di eventi pubblici».
L'inchiesta aperta dalla procura di Roma è scaturita da due esposti di Fratelli d'Italia e Movimento Cinque Stelle, sulle spese che il sindaco ha pagato con la carta di credito dell'amministrazione comunale e sull'aumento del massimale della carta, da 10 mila a 50 mila euro, di utilizzo mensile. I firmatari degli esposti hanno chiesto agli inquirenti di accertare se Marino abbia sostenuto spese con la carta di credito del Comune al di fuori dei fini istituzionali. Pertanto, oltre ad esaminare la documentazione sull'aumento del plafond, saranno ascoltati come testimoni anche i titolari degli esercizi ai quali fanno riferimento i «giustificativi».
[foto: ilsecoloxix.it]
Antonella Sica