Ritrovati i resti di Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia nel 1948
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PALERMO, 09 MARZO 2012 -Gli esami di laboratorio, eseguiti dal Gabinetto della Polizia Scientifica di Palermo hanno accertato che lo scheletro ritrovato nel 2009 in una foiba di Rocca Busambra, nelle campagne di Corleone, appartiene a Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso dalla mafia 64 anni fa. Infatti, il DNA estratto da una tibia, è stato comparato con quello del padre, Carmelo, morto per cause naturali diversi anni fa. La loro compatibilità, ha permesso di risalire all'identità dei resti ossei.
Placido Rizzotto fu ucciso a 34 anni per essersi ribellato a una realtà in cui regnava incontrastato il potere della legge mafiosa. Cercò, infatti, di organizzare i contadini per incitarli a occupare le terre lasciate incolte dalla mafia ribellandosi alla tirannia dei signori locali. La cosca non poteva accettare di essere sfidata apertamente e non tardò a reagire intimidendo Rizzotto. L'uomo non demorse, divenne segretario della Camera del Lavoro di Corleone e si mise a capo del movimento contadino per l'occupazione delle terre, organizzando scioperi e rivolte. Si inimicò cosi mafia e padroni che segnarono il suo destino decidendo di farla finita una volta per tutte con una situazione oramai difficile da gestire. [MORE]
La sera del 10 maggio 1948, Placido Rizzotto venne sequestrato e ucciso, e il suo corpo non fu mai ritrovato. L'unico testimone dell'omicidio, Giuseppe Letizia, un piccolo pastorello, fu ucciso con un'iniezione letale somministrata dal medico-Boss Michele Navarra, il presunto mandante dell'omicidio del sindacalista. Le indagini, affidate all'allora capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, condussero all'arresto di Vincenzo Collura e Pasquale Criscione, che ammisero di essere gli esecutori materiali del rapimento, insieme a Luciano Liggio, che restò latitante sino al 1964. Grazie alla loro testimonianza vennero ritrovati alcuni resti del sindacalista ma non il corpo, che era stato gettato dal Liggio nelle Foibe di Rocca Busambra. Il 30 dicembre 1952, la Corte di Assise di Palermo, assolse i tre killer, che avevano ritrattato la confessione, per insufficienza di prove. Infatti, senza il cadavere era impossibile dimostrare l'omicidio.
foto fa filmdb.tv
Maria Assunta Casula