Raccomandazioni Consiglio d'Europa: Italia limiti i giudici in politica
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STRASBURGO, 19 GENNAIO – Il Gruppo di stati contro la corruzione (Greco), organo del Consiglio d'Europa, ha redatto un rapporto - composto da 12 raccomandazioni - dedicato al nostro Paese, approvato lo scorso 21 ottobre ma reso noto soltanto oggi, in cui si mettono in evidenza le problematiche legate alle norme anticorruzione in Italia.
Innanzitutto il Greco incita il nostro Paese a introdurre delle norme che impongano dei vincoli più rigorosi alla partecipazione attiva dei magistrati alla sfera politica, nonché a eliminare la possibilità per i giudici di mantenere il loro incarico nel caso in cui vengano eletti o indicati per ricoprire posizioni negli enti locali. “È chiaro che la legislazione italiana contiene diverse lacune e contraddizioni a tale riguardo, che sollevano dubbi dal punto di vista della separazione dei poteri e della necessaria indipendenza e imparzialità dei giudici.” Aggiungendo poi che “riconoscendo l'indiscutibile reputazione, professionalità e impegno dei singoli magistrati” l’organo deve “segnalare l'effetto negativo che qualsiasi presunta politicizzazione della professione può avere sulla percezione che i cittadini hanno dell'indipendenza dell'intera magistratura”.
Il rapporto non fa sconti anche in riferimento ad un tema molto caldo nel dibattito pubblico degli ultimi venti anni. Il Consiglio, infatti, ritiene che l'Italia debba introdurre regole “chiare e applicabili” per disciplinare “la spinosa questione” del conflitto d'interessi dei parlamentari. “L'alto numero di leggi e disposizioni, i relativi emendamenti e una generale mancanza di consolidamento e razionalizzazione delle norme, conduce a un quadro confuso del conflitto d'interessi”. Questo “crea problemi per l'applicazione delle regole esistenti e anche della loro comprensione”. Il documento ribadisce che “questa situazione insoddisfacente si traduce in un processo piuttosto difficile di verifica delle possibili cause di ineleggibilità e incompatibilità, che rischia di compromettere l'efficacia dell'intero sistema”. Infatti, secondo l’organo, “le regole esistenti sono difficili da applicare” e questo “va a scapito della complessiva trasparenza e efficienza del sistema”.
Vi sono infine dei riferimenti a due tematiche di debolezza strutturale del sistema italiano: uno riguarda i tribunali fiscali, per i quasi si sostiene l’esigenza di introdurre maggiori strumenti che garantiscano l'integrità dei membri delle commissioni tributarie. L’altro si concretizza in un monito per l’Italia a causa del numero troppo elevato di processi penali non conclusi a causa delle norme sulla prescrizione, considerata un'anomalia su cui è urgente intervenire.[MORE]
Carlo Giontella
Immagine da primocanale.it