Psicomotricità e turbe: esiste un legame tra loro?
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Psicomotricità e turbe: esiste un legame tra loro?

venerdì 9 ottobre, 2020

Le turbe sono delle alterazioni morfologiche, ovvero delle dissonanze che si ripercuotono sulla statica e sulla dinamica dell’organismo. La maggior parte delle alterazioni morfologiche dell’età evolutiva sono dipendenti da acquisizioni di schemi motori errati, cui consegue una mancata strutturazione dei meccanismi di controllo neuromuscolare. Le alterazioni morfologiche, infatti, comprendono:
-Atteggiamenti viziati: si possono considerare come dei vizi estetici dell’adolescenza che alterano la statica e la dinamica del corpo;

-Paramorfismi: secondo alcuni studiosi essi sono un complesso di abiti morfologici paranormali compresi tra i confini delle normalità e della patologia. Secondo altri invece, sono modeste alterazioni para-patologiche della forma corporea, semplici alterazioni funzionali, senza lesioni strutturate;

-Dismorfismi: sono delle alterazioni morfologiche in cui risulta interessata la componente scheletrica;

-Turbe psicomotorie: sono delle alterazioni morfologiche causate da movimenti scorretti.

Sul piano sagittale le alterazioni morfologiche sono caratterizzate da turbe psicomotorie determinate da carenza o inadeguatezza psicomotoria e si distinguono in:

-Turbe dello schema corporeo, in cui il soggetto controlla male i suoi movimenti;

-Turbe nel riconoscimento della dominanza laterale, in cui il soggetto non ha conoscenza dei due emicorpi;

-Turbe dell’organizzazione spaziale e temporale, in cui il soggetto manifesta difficoltà nell’orientarsi nello spazio e nella valutazione del tempo;

-Turbe dell’organizzazione dinamica di sé, in cui il soggetto presenta movimenti scoordinati, imprecisi e assume posizioni scorrette.

La psicomotricità è lo strumento migliore di elevazione per il trattamento di queste turbe.

Per psicomotricità intendiamo quella disciplina pedagogico-riabilitativa-terapeutica nata in Francia, nella metà del XX secolo e diffusa in Italia a partire dagli anni 70, con lo scopo di consentire ai bambini la completa integrazione tra mente e corpo (psiche e motricità), supportandone i processi di sviluppo, valorizzandolo come essere globale e consentendogli di realizzare pienamente se stesso nell’uso dello spazio, del tempo e degli oggetti, nell’interazione con l’altro e nella capacità di rappresentarsi armonicamente attraverso il movimento, il gioco e la parola.
Attualmente la psicomotricità viene utilizzata maggiormente nei bambini dell’infanzia, in particolar modo:
-Nella prima infanzia (che va dai 0 ai 2 anni);

-Nella seconda infanzia (che va dai 2 ai 6 anni);

-Nella terza infanzia o fanciullezza (che va dai 6 ai 10 anni).

È fondamentale anche come cura nei bambini con delle disabilità ad esempio nei soggetti con ritardo motorio, ipovedenti, audiolesi, videolesi, cerebrolesi, disturbi specifici dell’apprendimento (D.S.A), bisogni specifici educativi (B.E.S), ecc…                                                                                                              

In psicomotricità per accattivare l’attenzione e la concentrazione del bambino è necessario creare dei circuiti psicomotori che coinvolgono il bambino, tramite l’utilizzo di materiali adatti e specifici per esempio: cerchi psicomotori, palline, ostacoli, fune, bacchette, palloni, paracadute psicomotorio, scivolo, coni e cinesini che fungono anche da delimitatori. Essi possono essere utilizzanti per creare un percorso psicomotorio molto interessante, dove si possono aggiungere anche altri attrezzi come il materassino, ma anche introdurre l’utilizzo degli analizzatori, soprattutto quelli acustici come per esempio un fischietto o un suono o l’ascolto della musica, che aiuta sicuramente la cognitività, dando ritmo ed entusiasmo al bambino, suscitandogli fantasia, elaborazione mentale e creatività.

Il percorso deve scaturire curiosità nei bambini e per far sì che questo si realizzi devono essere motivati dal gioco, dall’attività ludica, ma anche dall’utilizzo dei colori che fungono da analizzatori visivi e stimolano l’immagine in essi, infatti generalmente i colori che vengono utilizzati nei materiali propedeutici psicomotori sono colori accesi e vivaci ovvero: il rosso, il giallo, il blu e il verde.
Tutti questi elementi migliorano i livelli di arousal (stato attentivo-cognitivo, proveniente dagli stimoli esterni). Tutto ciò può essere captato dai bambini solo se l’insegnante comprenda le loro emozioni, si prende cura di loro, gli dedica del tempo ed è essenziale che sia empatico, in modo tale da attivare in essi i neuroni a specchio (classe di neuroni motori che si attivano involontariamente, sia quando un individuo esegue un’azione finalizzata, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione finalizzata compiuta da un soggetto qualunque), innalzando i livelli di motivazione e facendo divertire moltissimo i bambini.

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Dott.ssa Maria Cugliari


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

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