Processo Mediaset, aperta l'udienza. I Pm: «Le passioni fuori dall'aula»

Rosy Merola
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MILANO, 30 LUGLIO 2013 – Nella requisitoria dell'udienza del processo sui diritti Mediaset - in cui si discuterà il ricorso presentato dai legali dell'ex premier Silvio Berlusconi, condannato - lo scorso 8 maggio - per frode fiscale dalla Corte d'Appello di Milano, il sostituto procuratore generale Antonio Mura - davanti ai cinque giudici della «sezione feriale» della Suprema corte - ha affermato: «Il compito della Corte di Cassazione è farsi carico del proprio ruolo in modo avulso da aspettative e passioni, che sono frutto del libero dibattito ed espressione della democrazia, ma devono restare fuori dall'aula».

Mura prosegue la requisitoria assicurando che: «Senz'altro affermare che dall'osservazione delle modalità di svolgimento di questo processo le regole di legge sono state rispettate e non c'è contrasto con i principi del giusto processo», respingendo – allo stesso tempo - le «obiezioni processuali» degli imputati. Per il sostituto procuratore generale«non ha consistenza la richiesta degli imputati di far dichiarare la nullità della contestazione suppletiva per gli anni 2002-2003 che ha esteso la originaria imputazione» di frode fiscale «ma non la continuazione con le altre annualità». [MORE]

Mura, inoltre, puntualizza che: «In tema di reato continuato non esiste l'obbligo del pm di procedere a formale contestazione della continuazione la cui valutazione spetta al giudice». Infine, la pubblica accusa conclude definendo «tecnicamente infondate le ragioni addotte da Berlusconi e dalla sua difesa a proposito di legittimo impedimento. In particolare, non lo sarebbero gli impegni elettorali e l'uveite che portò Berlusconi a farsi ricoverare. Doveva essere dimostrato l'assoluto impedimento a comparire in processo, mentre «l'impossibilità assoluta non sarebbe stata dimostrata».

LA DIFESA - Il collegio difensivo di Silvio Berlusconi punta «all’annullamento radicale» della sentenza della Corte d’Appello di Milano. Ad affermarlo Coppi, aggiungendo che: «Quello della configurabilità del reato è una subordinata, per noi il reato non c’è proprio».

SENTENZA CORTE D'APPELLO – Come anticipato, lo scorso 8 maggio, i giudici della seconda Corte d'Appello di Milano hanno deciso di confermare in toto la pena che in primo grado era stata inflitta a Silvio Berlusconi: quattro anni di reclusione per frode fiscale (tre condonati per l'indulto) e l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

Diversamente da quanto si era preannunciato, la sentenza della Cassazione – secondo quanto affermato da uno degl’avvocati di Berlusconi, Franco Coppi - non arriverà prima di mercoledì, forse anche giovedì. Nello specifico, tre sono i possibili scenari riguardo alla decisione che la Cassazione potrebbe prendere rispetto al processo Mediaset: conferma della sentenza della Corte d’Appello di Milano; annullamento secco e quindi assoluzione; annullamento con rinvio ai giudici di secondo grado. Comunque sia, la difesa dell'ex premier non ha chiesto alcun rinvio.

Per Marcello Dell’Utri: «Berlusconi non lascerà mai l’Italia. Lo escludo nella maniera più assoluta. Berlusconi non è uno qualunque, lui non lo può fare, al limite lo posso fare io». Dell’Utri poi si è detto «non preoccupato, anzi non capisco questa attesa spasmodica della stampa, è un fatto della vita».

Il dibattimento dovrebbe concludersi intorno alle 19.00 e riprenderà domani.

(fonte: Corriere della Sera. Foto: youfeed.it)

Rosy Merola

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Scritto da Rosy Merola

Giornalista di InfoOggi

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