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BOLOGNA, 12 GENNAIO 2012 - Un questionario per tracciare un profilo professionale delle lucciole che lavorano sotto le due torri. Per tre mesi i Carabinieri bolognesi hanno censito le prostitute col fine di verificare i loro adempimenti fiscali.[MORE]
Ogni notte gli agenti dell'Arma hanno somministrato alle prostitute un documento da compilare inserendo dati anagrafici (nome, cognome, data e Paese di nascita), recapito telefonico ed estremi del documento d’identità. E poi via via altri dettagli, come il canone d’affitto, il guadagno medio giornaliero e quello per ogni singola prestazione, “da quanto tempo si svolge l’attività di meretrice”, ed eventuali “dichiarazioni in merito agli sfruttatori”.
Non sono mancate le polemiche delle associazioni felsinee. “È una perdita di tempo inutile – commenta Antonio Dercenno, il responsabile di Fiori di Strada, associazione che da anni assiste e fornisce supporto alle donne vittime di tratta. – e di sicuro la maggior parte delle informazioni raccolte sarà inattendibile. Non si può dimenticare infatti che spesso la vita di queste persone è costruita su menzogne. Anche ai carabinieri le ragazze avranno detto delle sciocchezze. Le sim del cellulare, ad esempio, quasi sempre sono intestate a persone inesistenti”. Bisognerebbe concentrare le forze in altro modo, conclude, “andando a colpire gli sfruttatori”.
“La tratta e lo sfruttamento non vengono minimamente considerati”, commenta invece Ilaria Schirru dell’unità mobile dell’associazione Non si tratta. “Le ragazze vengono dipinte come ‘venditrici di sesso’, ma in realtà fra quelle che conosciamo solo una sembra prostituirsi autonomamente. Dietro tutte le altre c’è lo sfruttamento”.
Ma cosa ne pensano le prostitute stesse di questa operazione dei Carabinieri? L'unità mobile ha raccolto le loro opinioni: “Alcune ragazze ci hanno detto del questionario”, spiega Schirru, “secondo loro l’obiettivo era spostarle dai viali, perché dopo l’estate il numero delle prostitute in quella zona era cresciuto”.
Per difendere l'operazione dei Carabinieri, il procuratore aggiunto Valter Giovannini, riferendosi esclusivamente ai moduli presentati alle ragazze di strada e non all’obiettivo dichiarato dai carabinieri di destinare i risultati all’Agenzia delle entrate, ha dichiarato alla stampa che “si tratta di assunzioni di informazioni, con le quali i carabinieri possono anche trarre spunti investigativi, allegate alle comunicazioni di reati sin qui pervenute nei confronti di potenziali sfruttatori e di donne che hanno reso false dichiarazioni sulla loro identità personale”.
Marika Di Cristina