OpenDayS Polimi: il Magnifico Rettore Ferruccio Resta intervistato dal Presidente Alessio Rocca
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OpenDayS Polimi: il Magnifico Rettore Ferruccio Resta intervistato dal Presidente del Consiglio degli Studenti Alessio Rocca
MILANO 23 APR - Responsabilità, internazionalizzazione, efficienza, impatto: sono queste le parole più adatte per riassumere il mosaico di valori e di prospettive che ha caratterizzato la prima giornata degli “Open Days” del Politecnico di Milano.
L’Ateneo, nonostante l’attuale situazione di emergenza, non si ferma. Per la prima volta nella storia, l’università apre le porte agli studenti direttamente dal web. Un ricco palinsesto di eventi live a partire da oggi, giovedì 23 aprile, consentirà infatti alle future matricole di scoprire le opportunità, i corsi e i servizi offerti dall’università milanese, attraverso un dialogo con docenti e studenti attualmente iscritti.
All’insegna della forte collaborazione e dello scambio di valori tra generazioni, il primo evento live è stato caratterizzato da un interessante dialogo tra il Magnifico Rettore Ferruccio Resta e il Presidente del Consiglio degli Studenti, Alessio Rocca.
Tante le tematiche affrontate, numerose le proposte presentate agli ascoltatori.
Oggi apriamo gli open day, in una situazione di emergenza. Perché il Poli non ha voluto rinunciare a questo evento?
Avevamo bisogno di far capire l’importanza dell’ateneo e di presentarlo ai futuri studenti. Abbiamo deciso di farlo in maniera diversa, utilizzando più tempo. Il Politecnico non si ferma. Il Politenico guarda in avanti. Quello che insegniamo è tenere lo sguardo lontano, e trovare soluzioni nelle difficoltà.
Perché scegliere il Politecnico?
Guardiamo ai ranking. Il Politecnico si classifica come settima università per la facoltà di Architettura al mondo, sesta per Design, ventesima per Ingegneria. Ma guardiamo anche agli eventi degli ultimi due mesi: in quattordici giorni 45000 studenti hanno iniziato la didattica online. I laboratori hanno risposto all’emergenza, trasformandosi in luoghi di produzione di mascherine e di “Polichina”, un liquido igienizzante prodotto dal Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”. Alcuni dei nostri docenti stanno studiando modelli per elaborare delle previsioni sulla “fase 2” dell’emergenza Coronavirus. Domani incontrerò i rettori dei più importanti atenei internazionali per capire come affrontare questa fase. Internazionalizzazione, responsabilità, efficienza e impatto sono le parole che ci caratterizzano.
Non solo. Abbiamo un importante valore aggiunto: i nostri studenti.
Quali sono i punti di forza del Politecnico?
Il mio slogan è “basi fortissime”, sulle quali è impossibile fare sconti. Il mondo cambierà, questo è certo, ma noi avremo fatto in modo di costruire delle basi robuste nei nostri studenti.
Internazionalizzazione: ad oggi garantiamo ogni anno ad oltre 2000 studenti (circa il 15% degli immatricolati) un’esperienza internazionale. Crediamo che arricchire la propria formazione con un’esperienza all’estero costituisca un importante elemento nel proprio bagaglio. Abbiamo stretto numerose alleanze internazionali, dall’ “Alliance for Tech” all’ “Idea League”, per approdare ai numerosi accordi con la Cina. Inoltre, circa seimila studenti stranieri ogni anno scelgono di frequentare il Politecnico.
Di fondamentale importanza è l’aspetto laboratoriale, pratico.
Infine, vi è un mondo al di là dell’insegnamento: la vita nel campus è caratterizzata da attività sportive, associazionismo e rappresentanza, importanti elementi per accrescere il valore di ciascuna persona.
È stato uno studente del Politecnico di Milano. Ci racconti il perché della sua scelta.
Quando frequentavo il quinto liceo, non c’era il test d’ingresso, ma un semplice test attitudinale. Mi dissero che non ero adatto. Primo esame: bocciato. Un inizio difficile, ma ho cambiato subito approccio, fino a laurearmi per primo del mio corso. Il Politecnico è severo ma giusto, garantisce passione ed opportunità per la vita.
E poi, ha deciso di intraprendere la carriera accademica. Da dove è nata la sua scelta?
Passione. Dal terzo anno mi ero avvicinato ad alcuni dei miei docenti per supportarli in un laboratorio. Ho avuto la fortuna di incontrare due, tre professori che mi hanno trasmesso una grande passione. In 30 anni di carriera lavorativa, credo di non aver mai guardato l’orologio per vedere quando finisse la giornata. Scegliete per passione, perché riuscirete a trovare forze interiori importanti. È grazie a questa che non mi sono mai pentito delle mie scelte.
Cosa ha imparato dai giovani?
Di essere sempre alla loro altezza. I ragazzi che incontro ogni anno sono curiosi, chiedono di osare e di puntare l’asticella in alto. Ho imparato ad avere molto rispetto verso di loro e di cercare, anche con severità, di guadagnare ogni giorno la loro stima.
Cosa fa un Rettore?
In primis, rappresenta il Politecnico. Sono il portavoce di oltre 1400 docenti, 1200 dipendenti a livello tecnico-amministrativo, 45000 studenti, 13000 alunni. Pianifica l’attività. Dove sta andando la formazione universitaria? Dove sta andando il mercato del lavoro? Mi occupo di sviluppare e interpretare piani strategici che ci possano guidare verso il futuro. Infine, mi occupo della gestione quotidiana. Una Pubblica Amministrazione deve essere efficiente. Come? Liberando motivazioni e energie nelle persone.
Dal giorno dello scoppio dell’emergenza, dopo le prime riunioni dell’Unità di Monitoraggio, è nata un’idea, quasi per caso: quella di scrivere una mail alla comunità politecnica, indirizzata a studenti e docenti. Quel lunedì, in quei giorni così difficili, abbiamo deciso di scrivere un messaggio, e da quel momento è diventata una consuetudine. All’inizio pensavo fosse solo uno strumento di comunicazione efficace. Si è trasformato in uno strumento per esporre decisioni, ma anche per rappresentare stati d’animo. Ora che la situazione si sta via via assestando, ho ritenuto che quella mail potesse essere utile per tranquillizzare e garantire sicurezza.
Di questi anni tre anni e mezzo da Rettore, ho tante immagini. Ci sono tanti momenti intensi, divertenti, anche difficili, che faranno parte del bagaglio della mia vita. Sicuramente, ricordo il primo giorno del mandato. Erano le sei di mattina del 7 gennaio 2017, e non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione entrando in ufficio. Abbiamo messo in campo tante iniziative, dalle “colazioni in laboratorio” per entrare in contatto con i ricercatori, al “Poligala”, nato da un’idea della comunità studentesca. D’altro canto, abbiamo avuto anche delle difficoltà: sciopero dei docenti, contestazioni per l’edilizia, l’emergenza Coronavirus. Le abbiamo affrontate sempre con grande serietà, rispetto e responsabilità. Seppur non pagine positive, rimarranno aneddoti significativi per la mia esistenza.
Quali sono i valori del Politecnico?
Professionalità, rispetto, responsabilità, fiducia, equità, trasparenza ed integrità. Sono dei valori che condividiamo con i nostri studenti, con gli alunni e con i colleghi, che costituiscono l’anima del politecnico.
Qualche parola sulle responsabilità. Questa situazione di emergenza, dalla quale l’Italia e l’intera Europa usciranno con grandi difficoltà, ci insegna che i nostri ingegneri, architetti e designer avranno la responsabilità di far ripartire l’economia minimizzando gli strappi sociali.
Cosa accadrà ai test d’ingresso?
Questa mattina ci sono state una serie di sessioni di prova del test per ultimare il miglioramento degli strumenti a nostra disposizione. Domani mattina l’unità di crisi avrà come primo punto all’Ordine del giorno l’inizio dei test online, che cominceranno da maggio, iniziando con gli studenti che si erano già iscritti prima dello scoppio dell’emergenza.
Quante possibilità ci sono di riprendere la didattica in presenza?
È difficile fare delle previsioni. Mi immagino e spero di poter riprendere le lezioni in presenza. Sono però consapevole del fatto che gli studenti interazionali o alcuni studenti nazionali in altre parti d’Italia potrebbero essere impossibilitati nel raggiungere Milano. Stiamo lavorando a un modello di didattica che permetterà di fruire delle lezioni sia distanza che in presenza. Sicuramente non ci faremo trovare impreparati.
Come immagina il futuro del Politecnico?
Se è vero quello che ci stiamo dicendo, ovvero che quella che stiamo vivendo è la più importante crisi del secondo dopoguerra, questa pandemia cambierà profondamente la società civile. Cambieranno i rapporti sociali, la società, l’istruzione. Dobbiamo avere valori solidi, su cui costruiremo il Politecnico di domani. Credo in un’università capace di trasformarsi e di raccogliere tutto ciò che abbiamo appreso in queste settimane. Didattica a distanza come punto per trasformarci, ma relazione sociale come valore. Credo in un Politecnico digitale, ma non virtuale. L’incontro è fondamentale per accrescere conoscenze e competenze. Sfide sociali, sostenibilità, mobilità, connettività. Life sciences: il Coronavirus ci ha insegnato che non c’è separazione tra medicina e mondo delle tecnologie. Il Politecnico sarà a disposizione della società civile, aiutando l’Europa per uscire dalla crisi. Concludo ricordando che la parola politecnico è un aggettivo che indica sinergia di saperi. Abbiamo tre mondi che si intersecano all’insegna del progetto. Essere politecnico vuol dire guardare le tecnologie a 360°.