Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
PERUGIA, 2 APRILE 2014 – La terra continua a tremare nella regione, lungo l’Appennino umbro-marchigiano, una zona interessata dal fenomeno sismico da ormai oltre tre anni.
Nella notte, al confine tra le province di Terni e Perugia, nell’area dei Monti Martani, sono state registrate due nuove scosse di magnitudo 3.1: la prima alle 00:51, mentre la seconda alle 4:10; entrambe con ipocentro tra i 6 e i 7 km di profondità ed epicentro in prossimità dei comuni perugini di Giano dell’Umbria e Massa Martana e di quello ternano di Acquasparta.
I movimenti tellurici sono stati avvertiti dalla popolazione, ma fortunatamente non sono stati segnalati danni alle persone e agli immobili. «Nessun danno alle strutture», a parte piccole lesioni ad alcuni edifici, rendono noto i vigili del fuoco del distaccamento di Todi, alle prese con le verifiche nella zona di Colle di Massa Martana.[MORE]
Gli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, già nei giorni scorsi - con uno studio dettagliato - avevano sottolineato la ripresa delle sequenze sismiche nell’area interessata, ipotizzando uno spostamento (“migrazione”) delle scosse a causa di fluidi in profondità: «L’attività, che aveva prima interessato il settore tra Gubbio e Pietralunga si è concentrata ora in una zona diversa. I terremoti di questi giorni sono infatti localizzati più a nordovest dei precedenti, tra Umbria e Marche, circa a metà strada tra Città di Castello (Pg) e Apecchio (PU)». Inoltre, «Non è ancora chiaro – precisavano - se la sismicità di questi ultimi giorni vada ricondotta alla stessa faglia del 2010 o a una adiacente. Se fosse la stessa, resterebbero da capire i meccanismi che governano la migrazione dei fluidi e l’attivazione di settori diversi di una stessa faglia a distanza di giorni (come accadde ad aprile 2010) o di anni (come per la sismicità più recente). La causa probabilmente va ricercata nel tipo di rocce interessate, nel livello di deformazione raggiunto all’interno del ciclo sismico, e nel loro grado di fratturazione e saturazione in fluidi».
(Foto: meteoweb.eu)
Domenico Carelli