'Ndrangheta: arresti, boss da 'testimone redenzione' a carcere
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'Ndrangheta: arresti, boss da 'testimone redenzione' a carcere. Pasquale Zagari a convegni, era contro ergastolo ostativo
REGGIO CALABRIA, 05 GIU - Da boss a collaboratore di giustizia dopo aver tentato l'evasione nel 2009. E poi un apparente percorso di "riabilitazione sociale", partecipando addirittura a dibattiti, convegni e incontri come testimone di redenzione e contro l'ergastolo ostativo. Ma Pasquale Zagari, secondo gli investigatori, una volta scarcerato aveva ripreso a fare il capocosca dopo essere tornato a Taurianova. E' quanto emerso dall'operazione "Spes contra spem" condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e coordinata dalla Dda nell'ambito della quale è stato arrestato insieme ad altre 10 persone.
Da vecchio 'ndranghetista, stando alle indagini, il boss ha tentato di ristabilire il controllo del suo territorio. Era tornato nel suo paese di origine da capo e reggente, referente mafioso per la risoluzione di qualsiasi questione, anche privata. In sostanza, Zagari aveva ripreso a chiedere il "pizzo" approfittando di essere l'unico esponente di rilievo della famiglia ad essere libero. I suoi fratelli, infatti, sono i boss Giuseppe e Carmelo Zagari: il primo è un ergastolano con sentenza definitiva mentre il secondo è stato condannato dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nell'ambito processo "Terramara Closed". Il loro posto, a Taurianova, è stato preso da Pasquale, uno dei principali protagonisti della faida di Taurianova dei primi anni '90. Per questo era stato condannato all'ergastolo, pena però poi rideterminata in 30 anni di reclusione, conclusi con un periodo di sorveglianza speciale nel Nord Italia.
Da storico 'ndranghetista, ha offerto e imposto la sua protezione mafiosa, non richiesta, alle vittime, in cambio di aiuti economici e favori, il tutto per tentare di ristabilire il controllo egemonico del territorio e ottenere l'assoluto riconoscimento di "capo". Proprio a causa della violenza e insistenza delle sue pretese, nell'ottobre 2020 è stato arrestato in flagranza dai carabinieri di Taurianova, in occasione dell'ennesima "visita" ad una delle vittime. Quando è stato arrestato di nuovo aveva finito di scontare la sua pena da appena otto mesi. Nell'inchiesta compaiono anche altri soggetti che, benché apparentemente estranei a contesti mafiosi, si erano rivolti a vario titolo a Pasquale Zagari per risolvere forzatamente in loro favore le controversie in corso con alcune delle vittime delle condotte estorsive.