Morte Giulio Regeni, capo Procura di Giza: "Scomparsi cellulare e tablet"
Estero Calabria

Morte Giulio Regeni, capo Procura di Giza: "Scomparsi cellulare e tablet"

martedì 9 febbraio, 2016

IL CAIRO, 09 FEBBRAIO 2016 – Continuano le indagini sull’uccisione di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano trovato morto lo scorso 3 febbraio. Il capo della Procura di Giza, quella incaricata dell'indagine, ha riferito che né il telefonino, né il computer portatile della vittima sono stati rinvenuti accanto al corpo e nel suo appartamento.
Si è poi saputo che il computer si trova in mano alla polizia italiana, mentre la famiglia ha smentito che Regeni avesse un iPad. Nessuna traccia ancora, invece, del telefonino. [MORE]

Stando a quanto riferito dal capo degli inquirenti egiziani, l’ultimo contatto telefonico di Regeni, prima della scomparsa, sarebbe stato con un lettore universitario italiano.

«L'ultima persona con cui c'è stata una chiamata è un suo amico italiano, Gennaro Gervasio», ha detto all'Ansa il capo della Procura di Giza, Ahmed Nagy.

Intanto le autorità governative del Cairo continuano ad escludere il coinvolgimento di apparati dello stato egiziano nell’omicidio del 28enne italiano.
In un'intervista a Foreign Policy, riportata dal sito del quotidiano egiziano al Ahram, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha ribadito che l'uccisione di Giulio Regeni è stata «un crimine», precisando però che «l'Egitto respinge ogni accusa di coinvolgimento» e che i giornalisti che si occupano della vicenda stanno «saltando a conclusioni» e stanno facendo «speculazioni senza alcuna informazione autorevole o una verifica di ciò a cui alludono».

Infine, il ministro egiziano ha respinto come «bugie» le accuse che in Egitto ci siano prigionieri politici.

Secca la replica del senatore Pd Felice Casson, uno dei massimi esperti di servizi segreti, il quale non crede alle smentite delle autorità egiziane. Intervistato da Repubblica ha infatti detto: «Ma per favore, che non ci prendano in giro, forse pensano che noi crediamo alla favoletta che non è stato arrestato? Ma per torturare, sappiamo benissimo che non c'è bisogno di arrestare».

«L'Egitto – ha proseguito- dice da giorni che Regeni non è mai stato arrestato. Questo è vero. Il sospetto, infatti, è un altro: che sia stato sequestrato da squadroni della morte degli apparati dei servizi segreti egiziani perchè forse pensavano che il dottorando fosse un informatore dell'intelligence italiana. Nessuno ha mai pensato che fosse stato arrestato dalla polizia, apparato pubblico che risponde al ministero dell'Interno e all'autorità giudiziaria».
«Qui
 -ha aggiunto Casson- si parla di un'altra cosa: di apparati occulti, di prigioni segrete, di squadre di torturatori, di omicidi e persecuzioni di oppositori politici. Il ministro degli Esteri egiziano fa riferimento a un episodio di criminalità comune, ma in Italia nessuno ci crede. Il modus operandi del sequestro e della morte di Regeni nulla ha a che fare con le modalità operative della criminalità comune. Quest'ultima può essere interessata a impossessarsi di soldi, non certo a conoscere i contenuti riservati custoditi nel telefonino del dottorando che svolgeva indagini di studio sugli attivisti dei lavoratori».

[foto: quotidiano.net]

Antonella Sica


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