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Manfredonia, la "Faida del Gargano" torna a colpire

Francesco Corallo
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Manfredonia, la "Faida del Gargano" torna a colpire
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MANFEDRONIA - Due date: 21 aprile 2009 e 27 giugno 2010. Poco più di un anno è bastato ad eliminare, a colpi di lupara, padre e figlio, Franco e Michele Romito. Accade a Manfredonia, cittadina garganica tristemente famosa per le vicende legate alla criminalità organizzata.[MORE]
Ieri si è consumato l’ultimo di una lunga serie di fatti di sangue: regolamenti di conti, spietate vendette che trovano epilogo nelle pallottole.
Michele Romito, 23 anni, guidava una Lancia Y in compagnia dello zio, Mario Luciano (ferito al mento e ricoverato nonché piantonato presso la “Casa sollievo della sofferenza” di San Giovanni Rotondo) quando è caduto vittima dell’agguato.
Affiancata da un’altra vettura scura con a bordo tre persone, subito è partita una scarica di proiettili (26, in tutto) che ha ferito mortalmente il giovane mentre il parente, accovacciandosi nella parte bassa dell’auto, è riuscito cavarsela dileguandosi nelle campagne circostanti.
La Polizia ha effettuato diversi controlli su persone ritenute vicine alla famiglia rivale dei Libergolis, protagonisti con i Romito di una delle faide più cruente della storia del Gargano.
Da alleati contro i rivali Alfieri-Primosa ad acerrimi nemici, proprio perché il padre di Michele, Franco, aveva iniziato una fitta collaborazione con i Carabinieri grazie alla quale è stato possibile condannare numerosi esponenti della malavita locale, come si evince dalle carte del maxi-processo conclusosi in secondo grado nel 2008.
L’evidenza di tale collaborazione agli occhi del clan rivale è stata la condanna a morte di Franco Romito, assolto da accuse pesanti (associazione mafiosa, traffico di droga, duplice omicidio) ma barbaramente ucciso 14 mesi fa.
Le indagini compiute dagli agenti del commissariato di Manfredonia e dalla Squadra mobile della questura di Foggia e dirette dai pubblici ministeri Domenico Seccia per la distrettuale antimafia di Bari e Domenico Minardi per la Procura foggiana, dovranno provare ad individuare gli esecutori materiali nonché inserire tale fatto di sangue nella drammatica scenografia dei delitti riconducibili a quella che da molte parti viene definita “faida del Gargano”
“Una situazione molto grave ed a lungo sottovalutata in passato” ha detto il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, oggi a Bari “perché si è sempre parlato dell'Aspromonte e pochissimo del Gargano, mentre noi stiamo recuperando terreno con l'attenzione del sistema sicurezza assieme a quello dell'autorità giudiziaria”.

[immagine tratta da "Tuttosport" online]


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Scritto da Francesco Corallo

Giornalista di InfoOggi

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