Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
TRIPOLI, 19 MAGGIO 2014 - L'escalation in Libia sembrerebbe riconducibile a una decisione dei servizi segreti americani, nel tentativo di spodestare l'attuale governo filo-islamico sospettato di intrattenere rapporti fin troppo tolleranti con gruppi terroristici vicini ad Al Qaeda. Alla guida del golpe ci sarebbe Khalifa Haftar: generale in pensione esiliato negli Usa per oltre vent'anni e residente in Virginia a pochi chilometri dalla sede della Cia fino al 2011; anno nel quale tornerà in patria per sostenere l'insurrezione contro Muammar Gheddafi.[MORE]
L'instabilità governativa e il conseguente proliferare di organizzazioni terroristiche su territorio libico avranno convinto il presidente Usa, Barack Obama, a concedere il nulla osta per avviare operazioni militari repressive e destabilizzanti. Naturalmente gli Stati Uniti si guarderebbero bene dall'intervenire direttamente in Libia: meglio muovere i fili dall'esterno ed evitare compromettenti interventi diretti. Si tratta della classica strategia a stelle e strisce per gestire territori sensibili senza impelagarsi ufficialmente nei conflitti.
C'è da credere che le milizie del generale Haftar giungeranno a una vittoria alquanto scontata; anche grazie ai sostanziosi rifornimenti bellici provenienti dall'Egitto. Ritengo quindi che la crisi giungerà presto al suo epilogo: troppa è differenza militare tra i due schieramenti. Probabilmente Khalifa Haftar giungerà al potere instaurando una sorta di dittatura militare (in stile Gheddafi) fin quando agli Usa farà comodo; seguirà la sorte del suo predecessore e di altri autocrati mediorientali allorquando non sarà più utile o sarà colto da smania di onnipotenza.
Fabrizio Vinci [email protected]