La morte come danza: Un'ode al trapasso e alla vita eterna Così bipedes tu muori.
Iocum-Sophia Calabria Catanzaro

La morte come danza: Un'ode al trapasso e alla vita eterna Così bipedes tu muori.

giovedì 13 luglio, 2023

Morì... e la cultura mondiale, soprattutto quella occidentale vuole che ci sia il funerale con tanto di popolani, tutti quelli che hanno avuto “l’onore” di conoscere il morto, la sua famiglia, o che in ogni caso abbia un legame profondo o superfluo. Ai funerali si va, per cosa? Nyx ormai avvolge le membra non sue ma vostre. Ma per Protogonos, non verranno a consolarvi dalla connola, tassello di legno che li culla dolcemente… sono morti per voler di pace e ostinate tanta trivialità? Oh voi non risponderete ad alcuna domanda retorica. I morti si devono onorare, debbo versar acide lacrime… bisogna far vedere, ostentare, falsità alla mercé di ognuno, guardate tutti la vanteria che si soffre per una persona, addirittura si vedeva solo a Natale e Capodanno … ipocrisia da umano d’umano ben poco ha. Concepire non potrò mai dacché una persona muore debbano star male i parenti, amici e così via, forse il pensiero di non vederli più? Ma questa vita non dura per sempre –lo sapevamo dal momento in cui siamo stati sputati al mondo- vita volatile, altroché dovremmo essere felici perché quella suddetta persona si è avvicinata alla sommità, sta’ aspettando (forse) noi, eppure bipedes così meglio perderli che trovarli, per vivere (ma non sappiamo se si possa vivere) l’eternità. Siamo in mancanza di quella persona in un così breve periodo, perché stare male, disperare o piangere, non ha senso, non bisogna avere senso. 

Quando si muore si more soli, solo noi, non c’è cosa più intima della morte, cosa più bella, liberatoria; l’unica certezza incommensurabile della nostra vita, noi viviamo per vivere o viviamo per morie? Siamo noi a vivere la vita o e lei che vive noi? Facendoci corrodere da questo tempo convenzionale. Beh viviamo per la vita stessa, la sorpresa, il non sapere il viaggio ma come andrà a finire, l’esistenza temporanea non può dividersi in vita e morte, ma la nostra esistenza è vita mortale, che prediletta antitesi, o connubio idilliaco? l’insieme armonioso. L’affascinante seduzione del non sapere cosa accadrà e la paura nel non sapere cosa possa esserci dopo, noi non ci saremo, quando lei c’è non ci saremo più oh bella Nyx, se farà male questo perire nel buio. 

Che ci sia o no un susseguirsi di ancor altre indulgenti peripezie dopo la morte poco importa, ma pensare all’eternità è nutrirsi da un seno con dolce un nettare, una delicata carezza che possa rincuorarli, e lasciamoli rincuorare con così poco; ciò dà forza ai famigliari del decomposto, spinta demoniaca per superare il lutto, che anch’egli vissuto fin dal principio in modo erroneo, poveri voi… infatti tutto questo non avrebbe ragione d’esistenza se solo l’approccio cambiasse, se solo non si guardasse come sciagura ma come perfetto ciclo, ma sarà un ciclo? 

Per quanto non mi riguarda fino ad ora il cessare mi incanta così tanto, altrimenti non potrei millantare tante assurde parole... proprio per l’impossibilità di conoscere quando siamo a conoscenza, ma d’altronde cosa conosciamo, davvero, totalmente qualcosa? Vivere la vostra vita, essere consapevoli delle scelte, guardare l’ora per poi riperdere cognizione, cogliere l’importanza di questo tempo che scappa veloce, e non avere rimpianto alcuno, è viere il tempo, senza rimpianti abbiamo vissuto bene, avere quella calma e serenità negli occhi che solo gli anziani hanno, dono che gli è concesso proprio per l’azione corrosiva del tempo, ma loro sono tempo, sono vita. Se anche solo per un momento, dovesse balenarci in testa il rimpianto? beh ormai è passato, perché fustigarci, pensare ciò che avremmo potuto fare, dire, essere!  è passato, nulla torna, quindi bisogna superare, andare avanti e vivere con virtù, amare, e se non si ha avuto il dono di amare amate voi stessi… amarsi tanto è tutto. 

Cari fratelli, asciugate queste lacrime, smettete di regalare fiori, finitela di rattristarvi, ma pregate il vostro generato per primo, credete in ciò che volete, e se potete pensate, prendete il vostro oppio, sorridete, anche se sceglierò disincanto, consapevole, perché bellissimo, ma gioite perché sta vedendo! ciò che noi nemmeno possiamo sognare. Non mettete manifesti, suvvia… non fate sapere di questa perdita, cosa intima è il trapasso, il rispetto si cela nella riservatezza, non nel far sapere a qualsivoglia di cosa tanto bella, non v’è cosa più naturale, semplice, imbarazzante, meravigliosa.


Daniela Tedeschi


Autore
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