La mente umana ha smesso di crescere
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La mente umana ha smesso di crescere

martedì 2 agosto, 2011

NEW YORK, 2 AGOSTO 2011 - Uno studio dell'Università di Cambridge ha stabilito che la mente umana ha smesso di crescere, e rischia addirittura di regredire. Se si sviluppasse di più, potrebbe compromettere altre funzioni vitali.[MORE]

La tesi è stata elaborata dal professore e neuro-biologo Simon Laughlin, il quale ha stabilito che la specie umana è giunta a un "altopiano" cognitivo con sopra il nulla. Quindi, ci sarebbe un limite anche all'intelligenza e noi l'abbiamo raggiunto: di più non si può, dovremmo consumare troppa energia e avere più spazio in testa.

Insomma, chi sognava che un domani la razza umana potesse acquisire chissà quali poteri telepatici o telecinetici dovrebbe ricredersi: più intelligenti di così, non saremo mai. Finiscono le speranze di essere una specie ancora in evoluzione, almeno per ciò che concerne la brillantezza del pensiero e le sue capacità di connessione.

Simon Laughlin, autore del libro Work meet life, ha dichiarato al Sunday Times: "Abbiamo dimostrato che, per funzionare, il cervello ha bisogno di consumare energia in misura notevole, proprio come il cuore. E si tratta di un'esigenza così grande da limitare le nostre prestazioni. Il cervello umano, pur pesando il 2% del nostro corpo, assorbe il 20 % dell'energia, e le cellule della corteccia cerebrale, che hanno un ruolo centrale nell'attività del ragionare, sono fra quelle che ne richiedono di più. Per profonde capacità di deduzione ne serve molta, perché il cervello deve trovare nuovi collegamenti fra informazioni che vengono da fonti anche completamente diverse. Tutto ciò significa che c'è un limite alla quantità di notizie che possiamo elaborare".

Un'altra barriera è dovuta alla miniaturizzazione delle cellule cerebrali e l'aumento delle connessioni fra cellula e cellula. Le cellule non possono fisicamente diventare più piccole e le connessioni non hanno lo spazio per aumentare. E' un problema di fisica: non c'è spazio sufficiente per un'ulteriore significativa crescita.

Secondo il neuro-biologo di Cambridge c'è la possibilità che in futuro, anziché evolversi ulteriormente, la razza umana possa addirittura involvere dal punto di vista dell'intelligenza. Infatti, Laughlin afferma che, se la condizione degli esseri umani dovesse cambiare drasticamente, per esempio se venissero a mancare le riserve di cibo, il cervello potrebbe regredire, perché l'energia verrebbe dirottata su funzioni più utili.

I neuroscienziati sanno da tempo che il cervello è suddiviso in dieci moduli, ognuno dei quali è responsabile di funzioni differenti, come la vista o il movimento. I moduli sono collegati da fasci di fibre nervose e c'è chi ritiene che l'intelligenza sia il risultato dell'efficienza di queste connessioni. Lo psichiatra Ed Bullmore, anche lui docente a Cambridge, ha misurato l'efficienza con cui diverse parti del cervello comunicano tra loro, scoprendo che gli impulsi sono più veloci nelle persone intelligenti e brillanti.

"L'alta integrazione delle reti cerebrali - spiega Bullmore al Sunday Times - sembra essere associata a un alto quoziente d'intelligenza". Altri ricercatori hanno misurato i fasci nervosi, scoprendo anche in questo caso che quelli più sviluppati, cioè i cervelli più interconnessi, si trovano nelle persone più intelligenti.

Il lato positivo è che abbiamo capito come l'evoluzione ha migliorato le nostre capacità speculative, ma resta quell'incredibile quantità di energia necessaria per partorire un'idea. "Per l'intelligenza si paga un prezzo. Diventare più intelligenti significa sviluppare connessioni tra le diverse aree del cervello, ma questo si scontra con i limiti dell'energia disponibile, oltre che con lo spazio necessario per le connessioni", conclude Bullmore.

Nicola Celentano.


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