La Corte Suprema americana conferma il muslim ban di Trump
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WASHINGTON, 26 GIUGNO - Alla fine ha vinto Donald Trump, che infatti twitta "Wow!": la Corte Suprema americana ha confermato il 'travel ban' introdotto dall'amministrazione repubblicana. Il presidente americano non ha, quindi, violato la legge decidendo di limitare l'accesso sul suolo statunitense alle persone provenienti da Libia, Siria, Yemen, Somalia e Iran. [MORE]
Il travel ban, soprannominato muslim ban per l'appartenenza religiosa degli stati colpiti, è la terza versione approvata da Trump. Prevedeva inizialmente anche la presenza del Chad, poi rimosso.
5 voti a favore e 4 contro: il giudice John Roberts ha spiegato perchè Trump ha potuto fare quello che ha fatto: "L'ordine contenuto nel ban si fonda su fini legittimi: prevenire l'ingresso di cittadini che non possono essere controllati adeguatamente inducendo altri Paesi a migliorare le loro pratiche. Il testo non dice nulla sulla religione", spiega Roberts. La tesi sostenuta da un giudice federale delle Hawaii, che ha sollevato il caso, era che il blocco fosse discriminatorio perchè impediva l'accesso a cittadini di paesi a maggioranza musulmana.
La restrizione confermata dal massimo grado di giudizio americano è alla sua terza versione: la prima fu bloccata subito quando le proteste negli aeroporti si fecero insistenti; la seconda finì sotto il giudizio della Corte Suprema nel giugno 2017, ma ad ottobre andò in scadenza e i giudizi furono tutti dichiarati decaduti. La terza versione, quella attuale, venne introdotta nel settembre 2017.
"La decisione odierna della Corte Suprema è una strepitosa vittoria per il popolo americano e la Costituzione", commenta Trump. "La Corte Suprema - continua il presidente repubblicano - ha confermato la chiara autorità del presidente di difendere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. In questa era di terrorismo globale e di movimenti terroristici decisi a colpire civili innocenti, dobbiamo controllare in modo adeguato coloro che entrano nel nostro paese", ha aggiunto.
"Questa decisione - spiega Trump - è anche un momento di profondo riscatto dopo mesi di commenti isterici dei media e degli esponenti democratici che rifiutano di fare ciò che serve per garantire la sicurezza del nostro confine e della nostra nazione. Finché sarò presidente, difenderò la sovranità e la sicurezza del popolo americano". "E combatterò - ha concluso Trump - per un sistema d'immigrazione che tuteli gli interessi nazionali degli Stati Uniti e dei suoi cittadini. Il nostro paese sarà sempre protetto e sicuro sotto il mio controllo".
Durissimi i commenti di chi ritiene eccessivo il muslim ban. Amnesty International ha condannato la scelta della Corte: "Questa politica ispirata all'odio è una totale castrofe non solo per chi voglia semplicemente viaggiare, lavorare o studiare negli Stati Uniti ma per quelli che cercano rifugio dalla violenza".
L'associazione per i diritti umani ricorda che paesi come lo Yemen e la Siria, colpiti dal ban, sono vittime di guerre causate anche dalle politiche americane: i loro cittadini, dunque, meriterebbero di poter entrare in tranquillità sul suolo statunitense.
L'American Civil Liberties Union, associazione per la difesa delle libertà civili, ricorda come nel 1944 la Corte Suprema permise l'incarcerazione di americani giapponesi "solo a causa della loro origine, sulla base di vuote motivazioni di sicurezza nazionale". "La storia giudicherà severamente la decisione di oggi", fanno sapere dall'associazione.
Anche i democratici hanno voluto condannare la decisione della Corte: "Gli Stati Uniti devono rivendicare i propri valori, dobbiamo essere d'esempio per il pianeta di quello che l'umanità dovrebbe essere", afferma il senatore Cory Booker.
Il senatore hawaiano Brian Schatz ha detto che "quello che è legale non è sempre giusto", spiegando che secondo lui la decisione della Corte Suprema è "antiamericana e xenofoba".
[Foto: nytimes.com]
Danilo De Rosa