La comunicazione non verbale. Ne parliamo con lo Psicologo e Criminologo Fabio Delicato
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NAPOLI, 23 GENNAIO 2018 - Sigmund Freud, il padre della Psicoanalisi, agli inizi dello scorso secolo affermava che "chi tace con le labbra chiacchiera con la punta delle dita, si tradisce attraverso tutti i pori". Riuscire a comprendere le espressioni del corpo, cogliere gli stati d'animo altrui e decodificare le reali intenzioni di un interlocutore può essere molto utile nei vari ambiti della vita associata, nonché in ambienti strettamente legati al crimine.
Se è vero che gran parte della comunicazione umana avviene attraverso il non verbale e caratterizza la stragrande maggioranza delle interazioni, appare quasi improbabile mettere a tacere il corpo. Difficilmente, un occhio clinico allenato a tradurre il non verbale può farsi trarre in inganno da chi cerca di gestire o mascherare emozioni e stati d’animo.
Il Dottor Fabio Delicato - Psicopatologo Forense, Psicologo Clinico e Direttore di criminiseriali.it - condurrà i lettori nell’affascinante mondo della comunicazione non verbale, spiegando loro se è sempre possibile capire le reali intenzioni degli altri esaminando la mimica, le posture e il tono di voce.[MORE]
Dottor Delicato, è vero che solo il 35% della comunicazione umana avviene attraverso l'uso della parola? Cosa si intende, dal punto di vista scientifico, per comunicazione non verbale?
“Non so se si possa calcolare una precisa percentuale in merito, ma di sicuro la comunicazione verbale è solo una parte dell’intera comunicazione umana. D’altronde le prime manifestazioni vocali dell’essere umano furono probabilmente suoni privi di un significato ben preciso, come invece lo è una parola, che andavano a completare la comunicazione gestuale primitiva. Ciò per puntualizzare che evolutivamente la parola è solo l’ultimo step della comunicazione umana. Quindi possiamo brevemente differenziare la Comunicazione in tre grandi aree ovvero quella Verbale, che attiene all’uso ed al significato convenzionale delle parole, quella paraverbale, che attiene al tono della voce ed al ritmo nel parlare ed altri fattori, infine quella non verbale che attiene alla mimica faciale, alla postura ed ai gesti, ma anche al rapporto con lo spazio dei propri movimenti e finanche all’abbigliamento. Anche le azioni ed i comportamenti comunicano qualcosa di noi ogni giorno; da questo punto di vista tutto è comunicazione, e questo le donne lo sanno bene quando decidono di ‘darci un taglio’ e cambiare acconciatura…”.
Quali sono gli obiettivi che intende perseguire lo studio sulla comunicazione non verbale?
“Lo studio della CNV è proprio quello di decifrare tutti i segnali comunicativi che non attengano alle altre due aree descritte, per poter meglio comprendere la comunicazione umana soprattutto tenendo presente che con le parole si può mentire facilmente, ma con il corpo l’impresa è decisamente più ardua poiché spesso questa comunicazione è inconsapevole”.
Quanto è utile la conoscenza del non verbale nei diversi ambiti della vita associata?
“Premettendo che un minimo di conoscenza della CNV possa essere utile in molte situazioni per comprendere meglio cosa ci sta comunicando l’interlocutore, che sia il capoufficio o un collega, il partner o un figlio, o semplicemente un amico, vorrei sfatare un mito che si sta divulgando a macchia d’olio: non è che se mi gratto il naso sto mentendo! Magari avevo soltanto prurito ancor prima di pensare di parlare…
Questa provocazione è per puntualizzare che la CNV è molto complicata ed è una cosa seria, non va sminuita e svalutata come purtroppo vedo ultimamente con corsi di 5 ore online che ti insegnano ad essere il mago della CNV! Il punto importante che spesso viene tralasciato (in-colpevolmente?) in tutti questi ambiti dove si pretende di insegnare la CNV in 5 minuti o poco più, è che la precedente conoscenza dello stile comunicativo del soggetto da analizzare è di fondamentale importanza. Ad esempio se io parlo con un soggetto, e questi all’improvviso mentre affronto un argomento delicato incrocia le braccia, che da manuale sarebbe un segnale chiaro di chiusura, dovrei concludere che si stia mettendo sulla difensiva. Certo è possibile, ma è anche possibile che sia un suo gesto tipico di quando affronta un argomento di una certa importanza. Così come per il poligrafo (la c.d. macchina della verità) i segnali importanti sono quelli che deviano dalla norma, anche in CNV capire quali siano i gesti “normali” del soggetto è di fondamentale importanza per non cadere nell’errore. Riutilizzando una affermazione (attribuita forse apocrifa) del maestro S.Freud (in proposito dei simboli fallici nei sogni) ‘a volte un sigaro, è solo un sigaro’”.
Solo per fare qualche esempio, che sia di comprensione ai lettori, potrebbe spiegare il significato di alcune posture, sguardi ed espressioni facciali di rifiuto, accettazione dell'altro e menzogna?
“Ricordandoci sempre che a volte un sigaro è solo un sigaro, possiamo comunque illustrare qualche postura che possa spiegare meglio ai lettori la CNV; ad esempio, come dicevamo prima l’avere le braccia conserte è un segnale di chiusura da manuale. Aggiungo però che va analizzato anche il contesto cioè se una persona sta parlando con noi ed è molto rilassata ed a suo agio, e d’improvviso quando tocchiamo uno specifico argomento cambia la propria postura irrigidendosi e incrociando le braccia, allora possiamo dedurre che c’è una buona possibilità che questo argomento lo abbia fatto cambiare atteggiamento e preoccupare per un qualche motivo che non conosciamo. Un atteggiamento del corpo proteso in avanti invece, indica disponibilità (molto usato dai venditori per comunicare fiducia al possibile acquirente). Altro gesto che possiamo illustrare sono le c.d. mani a foglia di fico, ovvero una mano sul dorso dell’altra tenute in basso, possibile segnale di ansia (soprattutto se unito ad altri segnali); oppure le mani sul tavolo/scrivania in maniera assertiva, sono un segnale di autorità”.
Ambito clinico e carcerario. Quanto e in che modo si tiene conto della comunicazione non verbale?
“Per quanto riguarda l’ambito clinico mi spiace non poter rispondere esaustivamente poiché dipende da ogni singolo professionista e dal suo bagaglio esperenziale. Tengo a precisare però, quantomeno per la mia categoria cioè gli Psicologi, che essere uno psicologo vuol dire innanzitutto Osservare. Per tale motivo penso, e spero, che tutti i miei colleghi abbiano una certa attenzione a tutta la comunicazione del paziente, da come si presenta nello studio, al cosa dice ed al come lo dice. Per quanto riguarda l’ambito carcerario invece, a parte quei (pochi) colleghi che lavorano negli istituti carcerari italiani, in condizioni assolutamente inadeguate che è meglio non approfondire in questa sede, non credo che si dia molta importanza alla CNV se non dal punto di vista dell’istinto di ogni singolo operatore. Si, perché in fondo tutti noi dal primo giorno di vita non solo comunichiamo in maniera non verbale, ma anche decodifichiamo, spesso senza sapere come abbiamo fatto, i segnali non verbali dell’interlocutore, rispondendoci poi razionalmente che è stato “l’istinto”. Tornando agli istituti carcerari, la CNV diventa invece importante proprio tra i detenuti, con codici anche di abbigliamento, posture, azioni ben delineati a seconda del contesto con finalità tipiche di gestione/conquista del potere e del rispetto”.
Chi ha conoscenze approfondite su questo materia è sempre in grado di mascherare o mitigare le sue reali intenzioni e gli stati emozionali?
“No, nessuno, nemmeno il miglior giocatore di poker è sempre e costantemente in grado di mascherare la sua CNV; ma c’è da dire una cosa importante, non sempre c’è qualcosa da mascherare! Mi spiego meglio, uno Psicopatico con mancanza di empatia elevata, potrebbe non aver affatto bisogno di mascherare una emozione, che non c’è, mentre cerca di approcciare una vittima per poi ucciderla. Ovviamente è un caso limite ed inventato ma è per spiegare ai lettori che oltre la comunicazione, che sia verbale o meno, ci sono anche le più disparate personalità e tutta la comunicazione umana è pur sempre una questione di relazione, ovvero interazioni e feedback tra i due, o più, interlocutori”.
Nella sua carriera di Psicologo e Criminologo, qualche paziente ha mai tentato di manipolarla attraverso il non verbale?
“No, mai!”.
Si ringrazia il Dottor Fabio Delicato
Luigi Cacciatori