Intervista sulla 'ndrangheta alla scrittrice Federica Giandinoto
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CATANZARO, 12 NOVEMBRE 2017 - “’Ndrangheta s.r.l. - Una società dai Reati Legalizzati” è il titolo dell’accurata e fortunata pubblicazione di Federica Giandinoto, avvocato e scrittrice residente a Roma, ma con un cuore calabrese e catanzarese in particolare. [MORE]
Il sottotitolo dell’opera, presentata di recente anche in quel di Catanzaro, presso la libreria Ubik, insieme al giornalista Massimiliano Nespola e al suo “Dura Brexit, sed Brexit”, è l'esplicazione dell'acronimo sovrastante e sottolinea la capacità camaleontica della ‘Ndrangheta moderna, che ha saputo astutamente mascherare i suoi comportamenti delittuosi in condotte perfettamente legali. Il testo ripercorre storicamente l’evoluzione di questa forma di “criminalità organizzata”, dalla nascita al luglio dello scorso anno, anche dal punto di vista eziologico ed etimologico, nonché delle guerre tra famiglie ‘ndranghetiste.
Nei capitoli successivi, l’autrice riporta anche diversi esempi di “gergo” mafioso, analizza le tipiche manifestazioni criminali della malavita calabrese nei vari decenni e, infine, la normativa antimafia, per gli addetti al settore (avvocati e magistrati), nonché una ricostruzione delle operazioni anti ‘ndrangheta, come “Angelo” e “Jonny”.
Come è iniziato questo tuo impegno nell'esposizione di una tematica così delicata? C'è stato qualche evento in particolare che ti ha spinta a voler approfondire?
Al termine della mia carriera universitaria, nel 2007, per la tesi di laurea in “Criminologia”, mi sono trovata a fare ricerche sulla criminalità organizzata prima in generale, poi sulla ‘Ndrangheta in particolare, che celebri autori calabresi dipingevano come la più sanguinaria e imprenditoriale: ho scoperto un “submondo” che non conoscevo e che mi ha notevolmente sorpresa, seppur in modo negativo. Per approfondire l’analisi di questo fenomeno, mi sono recata più volte in vari centri calabresi, perché ritenevo importante partire dalla conoscenza geografico-sociologica del territorio, per avere maggiore contezza della portata reale di quest’associazione criminale. Diventata avvocato, ho sempre ritenuto che, dovendo operare nell’onestà e nella legalità, non potevo prescindere da un approfondimento della ricerca sull’evoluzione di questa mafia, per proporre magari in futuro soluzioni normative di contrasto al fenomeno.
Pensi che questo fenomeno, radicatosi ormai a fondo nelle coscienze e nella società in cui viviamo, possa un giorno dileguarsi, e in che modo?
In realtà, non credo che il modus vivendi mafioso in generale abbia travolto completamente la società civile o sia penetrato così tanto nelle coscienze: per fortuna, ci sono ancora moltissimi cittadini onesti in tutta Italia, compresa la Calabria. È anche vero, però, che la mafia calabrese, come tutte le forme di criminalità organizzata, ha contaminato e segnato profondamente le nostre vite dalla fine del secolo XIX, purtroppo a causa delle connivenze e dei sordidi legami con l’imprenditoria, la finanza e la politica nazionali.
Credi che la lettura abbia un'enorme importanza per scuotere le coscienze e destarle dal torpore?
Certamente: la lettura porta alla coscienza e alla consapevolezza di una qualsiasi realtà, compresa la ‘ndrangheta calabrese, esito poi che è lo scopo primo della mia opera.
Quali progetti hai per il futuro?
In primis, voglio diffondere il testo in Calabria: a tal fine, dopo la fortunata presentazione dello scorso 30 ottobre presso la “Ubik” di Catanzaro, ho in programma altre presentazioni nel futuro più prossimo. Mi piacerebbe poi divulgarlo nelle scuole e università calabresi, con la finalità di fare un’opera educativa e sociale.