Inter e Suning, storia di un progetto senza progetto
Sport Lombardia

Inter e Suning, storia di un progetto senza progetto

mercoledì 2 novembre, 2016

MILANO, 2 NOVEMBRE - Per l’Inter, i tempi sono duri (oltre che stretti) ed il morale è a pezzi. Ne sa qualcosa anche e soprattutto Frank De Boer, ormai ex tecnico dell’Inter. L’ennesimo addio, l’ennesimo allenatore silurato. Ed il numero degli esonerati comincia ad aumentare in maniera sempre esponenziale, nell’ambito di sei anni vuoti, bui e sprovvisti di successo.[MORE]

La storia recente nerazzurra è ben nota. Prima il passaggio di consegne tra lo storico patron e tifoso numero uno, Massimo Moratti ed il tycoon indonesiano Erick Thohir. Poi, nel giro di poco meno di due anni ecco l’acquisizione di Suning che rileva la maggioranza delle quote del club. Quote, pezzi di un mosaico confusionario e di un presunto progetto tutt’altro che attorniato da una progettualità concreta ed a medio lungo termine.

La scellerata decisione su De Boer è il frutto di una assenza di intenti nell’ambito di troppe voci societarie, nessuna delle quali in grado attualmente di trovare un punto comune e dunque, di forza. Perché va bene rilevare Mancini se le difficoltà possono risultare insormontabili, ma farlo a dieci giorni dall’inizio del campionato è sintomo di una società che non ha ancora la situazione in pugno. L’emblema di questo quadro incompleto ed imperfetto è la scelta del successore del tecnico olandese: profilo italiano o internazionale? L’uomo degli italiani Gardini e Ausilio è quello dell’ex laziale Stefano Pioli. Suning valuta altre candidature, poco convinta del profilo di Pioli.

Il caos regna totale, alla vigilia del vitale impegno in Europa League con il Southampton. Un match che deciderà le sorti nerazzurre in Europa, nella quale le sconfitte contro Beer-Sheva e Sparta Praga rischiano di mandare all’aria uno dei primi obiettivi della stagione già a novembre. L’importanza dell’impegno aumenta in maniera esponenziale se si considera che la vittoria nella competizione europea meno ambita consentirebbe un biglietto per la prossima edizione Champions. Già, la Champions. L’obiettivo iniziale, prima di un oblio che ha nella gestione societaria degli ultimi mesi il principale imputato. Perché De Boer non ha avuto né modo né tempo di lavorare con la squadra. Una squadra che ha poi cominciato piano piano ad abbandonarlo, lasciandolo sprofondare nelle proprie legittime incertezze, in un campionato duro e totalmente diverso rispetto all’Eredivisie olandese.

Ora è tempo di ripartire: ma il significato della ripartenza non coincide necessariamente ed unicamente con avvicendamenti tecnici più o meno giustificabili. Ripartire significa concretizzare un ventaglio di idee messe in campo per un progetto vincente. A patto che ve ne siano e rispondano a criteri di qualità e volontà, oltre che attraverso ponderate scelte tecniche. Aprire il portafoglio potrà anche servire. Ma non è tutto. Ed a volte, non basta.

 

foto da: goal.com

Cosimo Cataleta


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