Incendio Como: le ragioni del gesto di un padre disperato
Cronaca Lombardia

Incendio Como: le ragioni del gesto di un padre disperato

sabato 21 ottobre, 2017

COMO, 21 OTTOBRE – Dall’incendio divampato ieri mattina sono tutti morti: il padre, 49 anni, trovato senza vita in casa, il figlio maggiore di 11 anni e le bambine di 7, 5 e 3 anni. Due bimbe sono morte dopo il ricovero al Sant’Anna, il ragazzino al Valduce. La quarta figlia, 5 anni, trasportata a Cantù era stata trasferita nel pomeriggio in ambulanza all’ospedale Buzzi di Milano. Aveva dato qualche segno di ripresa ma purtroppo non ce l’ha fatta: è deceduta nel tardo pomeriggio di venerdì.[MORE]

«Le ragioni del gesto - ha precisato la Polizia - sarebbero da ricondursi alla difficile situazione in cui è piombato il nucleo famigliare dopo l’allontanamento della madre, presa in carico dai Servizi Sociali del Comune di Como a causa delle precarie condizioni psichiche e inserita in una struttura di recupero». Proprio per questo motivo i bambini erano stati affidati, fin dal febbraio scorso, al padre.

«Questa è una storia di miseria da tutti i punti di vista che si conclude nel modo peggiore possibile»: il sindaco Mario Landriscina ha definito in questo modo l’incendio. I bambini erano seguiti dai servizi sociali e la famiglia era ospitata in un alloggio del Comune. «Si cercava di dare un sostegno ai loro bisogni» ha spiegato Landriscina che ha incontrato la mamma. «Sicuramente faremo tutte le azioni possibili per sostenere una famiglia distrutta» ha aggiunto spiegando che il Comune è pronto a occuparsi delle esequie e sta pensando al lutto cittadino. «Ci faremo carico della donna che paga un conto altissimo - ha assicurato -. Certo non può tornare in quella casa».

L'uomo non stava mandando i bambini a scuola ed è per questo che si sono incrementate le segnalazioni e i colloqui a cui non si presentava. Il Comune pagava l’affitto dell’appartamento della fondazione Scalabrini dove abitavano, senza la mamma che si trovava ospitata in una comunità ed era seguita dal Cps, il centro psicosociale.

All’uomo, secondo quanto riferito, era stato offerta per i bambini la mensa gratuita, il doposcuola garantito e anche aiuto per trovare lavoro. «Stiamo ricostruendo gli ultimi mesi» ha detto Locatelli, che è assessore ai Servizi sociali. Della loro situazione si era interessato anche il Tribunale per i minorenni “e può darsi che lui abbia fiutato che a breve gli avrebbero tolto i bambini» ha aggiunto.

«A volte anche quando gli operatori danno il massimo succedono queste disgrazie. Speriamo - ha concluso - di essere in grado di supportare chi ha bisogno».

«So che la famiglia era in difficoltà economiche tanto che in alcune occasioni io stessa ho portato loro dei generi alimentari e 12 litri di latte: lui si mise quasi a piangere». Lo racconta una amica di famiglia, una donna straniera che vive a Como, le cui figlie vanno all’asilo che frequentava anche la bimba di 5 anni «Lui si dava da fare tantissimo - dice ancora Agnes che abita poco più avanti - cercava di lavorare in tutti i modi, da quando con la sua attività le cose andavano male. Io non so molto di loro ma so che già nel giugno scorso quando ho invitato i suoi figli a una festicciola delle mie bambine lui mi disse che la moglie era ricoverata. So anche che aspettava la risposta di un giudice, ma non so bene su cosa esattamente. All’asilo, però, le maestre chiedevano sempre alla bimba come andasse a casa, perché tutti sapevano che la famiglia era in grosse difficoltà».

Fonte immagine: repstatic.it

Alessia Panariello


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