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ROMA, 21 GENNAIO 2013 – Alessio Zucchini, classe 1973, è un giornalista che attualmente lavora nella redazione cronaca del Tg1. [MORE]
Perché hai deciso di intraprendere la strada del giornalismo?
Sono nato e cresciuto in una Radio, una radio locale, di quelle degli anni settanta. I miei genitori hanno cominciato a lavorarci per gioco e poi è diventata la loro vita, la mia vita. Da bambino mi chiudevo in studio e simulavo dirette sulle notizie che sentivo al telegiornale. Ho riempito ore e ore di quei “bobinoni” di una volta. Da allora non mi sono più fermato.
Nato ad Umbertide e residente a Roma, perché te ne sei andato dal luogo in cui sei cresciuto? Hai qualche rimpianto?
Nessun rimpianto e a questa domanda rispondo con una citazione che ho riportato anche nel mio blog. A 19 anni ho preso alla lettera Lou Reed che cantava “quando nasci in un piccolo paese c’è soltanto una cosa che puoi fare … andartene”. Torino, Madrid, Milano, ora Roma, ma quando posso torno sempre lì, dove sono cresciuto. Perché in fondo se vuoi scappare da un posto di quindicimila abitanti significa che vuoi scappare da te stesso. E da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddy Merckx (cit).
Cosa significa nel 2012 fare il giornalista?
Significa curiosità, voglia di capire cosa c’è dietro ogni singola storia. Significa, come dicevano i miei insegnati della scuola di giornalismo, aver voglia di andare in giro, “consumare la suola delle scarpe”. Significa non flirtare con il potere e i potenti, significa essere corretti, scrupolosi, puntuali. Il giornalista è un testimone, un notaio, un filtro. Potrei continuare ma credo di aver dato un’idea di come la penso.
Arrivare al Tg1 è stato un punto di partenza o un punto di arrivo? I pro e i contro di essere un giornalista rai del Tg1?
Sono al Tg1 da 10 anni, non ho mai pensato fosse un punto di arrivo, è una grande opportunità ma anche una grande responsabilità. Sono fiero di lavorare qui, di confrontarmi con ottimi professionisti. I contro? Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.
Hai un blog che s’intitola “Zucca Bacata”, quali sono i motivi che ti hanno spinto ad aprire questo blog?
In Tv i tempi sono limitati, puoi raccontare quello che vedi, quello che trovi in un minuto, al massimo un minuto e mezzo. Tutto quello che resta fuori e mi interessa, mi colpisce, mi emoziona, lo scrivo sul blog.
Perché hai chiamato il tuo blog in questo modo?
I miei amici mi chiamano Zuk. Il fondamento del mio cognome è la Zucca, mi è sempre piaciuto giocarci un po’.
Qual è la tua massima aspirazione?
Non credo sia la mia massima aspirazione ma mi piacerebbe lavorare all’estero, magari in qualche sede di corrispondenza.
Cosa consiglieresti a coloro che vogliono intraprendere la carriera giornalistica?
Di non ascoltare le migliaia di giornalisti che amano sconsigliare ai giovani di intraprendere la professione Con me lo hanno fatto, io non li ho ascoltati e ora sono qui.
Giulia Farneti