Il monito di Napolitano: «Ue non è esterna o ostile». E sui giovani: «Non tutti lasciano l'Italia»
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Il monito di Napolitano: «Ue non è esterna o ostile». E sui giovani: «Non tutti lasciano l'Italia»

venerdì 7 novembre, 2014

ROMA, 7 OTTOBRE 2014 - Giovani ed Unione Europea. Questi i due temi essenziali che, quest’oggi, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha affrontato ricevendo al Quirinale la direttrice del Cern (Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare), Fabiola Gianotti.

«Questo è il secondo dei tre incontri sul tema l’“Europa siamo noi” – ha esordito il Capo dello Stato accogliendo gli studenti presenti nel salone degli Arazzi – che abbiamo voluto fare nel corso del semestre Ue a guida italiana per reagire alle tante rappresentazioni meschine, male voli e riduttive della costruzione europea. L’intento – ha continuato a spiegare il presidente Napolitano – è sollecitare lo sforzo ben più ampio e sistematico per suscitare nel maggior numero possibile di italiani il senso di immedesimazione nell’Europa unita».

Un passo che viene delineato come fondamentale, se non indispensabile, secondo il Capo dello Stato, al fine di «suscitare negli italiani il senso di immedesimazione nell’Europa unita che ha conosciuto crisi e travagli, passi avanti e indietro, ma ha realizzato tante conquiste».

Il presidente Napolitano, oltre a definire il Cern «un posto meraviglioso per avvicinare le persone – poiché – ci lavorano 11mila scienziati provenienti da oltre 100 Paesi, è un esempio concreto di pace», riferendosi al cosiddetto fenomeno dei “cervelli in fuga”, ha voluto precisare come, a suo avviso, in Italia sia presente «una bella mobilità di cervelli» per poi aggiungere che «non è vero che tutti vanno via da qui, alcuni giovani per la loro vocazione e passione di ricercatore scientifico vanno all’estero e poi ritornano».[MORE]

Al di là delle frasi più o meno di circostanza, il presidente Napolitano ha ricordato anche come per «qualità di ricercatori l’Italia sia al settimo posto» nella consapevolezza, tuttavia, che nel Belpaese «il problema dei finanziamenti alla ricerca, delle retribuzione e della possibilità dei ricercatori di fare carriera» è diffuso e ampio. Come dire: working in progress. Almeno questa è la speranza.

(Immagine da europaquotidiano.it)

Giovanni Maria Elia

 


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