Il male interno corteggia sempre quello esterno!
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La nostra società ha mille occasioni per esporsi al male in modo subdolo e impercettibile. Questo oggi può succedere più facilmente riguardo al passato, perché siamo addomesticati da un’era consumistica strisciante. Una condizione che giorno dopo giorno fa dipendere l’uomo dalle offerte più snaturate possibili, escludendo chiaramente tutto ciò che sia buono e giusto. L’allarme non è esagerato, ma reale e pronto a catalogare le sue vittime quotidiane. Non a caso si sono persi il timore di Dio; l’amore per la fraternità; le relazioni senza calcoli; la comunione tra fratelli; il rispetto delle promesse fatte in campo sociale, politico ed economico; il fuggire dalle tentazioni; la difesa dell’etica e della morale; la sana partecipazione alle sante messe; la chiara adesione ai valori del vangelo. Una vera selva oscura dove purtroppo si pensa di trovare la felicità del cuore.[MORE)]
Combattere il male non può significare manifestare solo un’avversione verbale in tutte quelle sedi, dove si parli o si ragioni sulle conseguenze che esso sia in grado di provocare a breve, media o lunga distanza. Affrontarlo veramente dimostra di avere “operato” bene dentro di sé stessi, altrimenti non si sarebbe capaci di distruggere il male a cui si è aperta la porta di casa; del lavoro; dell’amicizia; delle istituzioni; della Chiesa; della società nelle sue diverse articolazioni. Altro errore che oggi avviene spesso è quello di allearsi con il male, sperando di non essere travolti dallo stesso. Chi si accorda con esso ha finito di vivere il suo progetto divino di vita, consegnandosi interamente nelle mani di tutto ciò che si è impossessato dei suoi carismi e delle sue prerogative esistenziali. Giunge a questo punto in aiuto una nota teologica che sempre è allettante consultare:
“Chi vuole proteggersi e custodirsi dal male mai si deve alleare con il male. Quando il male si porta nella propria casa, prima o poi esso avrà il sopravvento su di noi. Già è difficile vincere il male che è in noi e che viene dal nostro cuore. Pensare di vincere il male che viene dal di fuori di noi e che abita con noi, è oltremodo difficile, se non impossibile. Quando poi il male ci tenta e noi ci lasciamo vincere, ci “sposiamo” con esso, che neanche si speri di poterlo vincere. Ci ha sconfitto una prima volta, ci sconfiggerà sempre”. In questi casi si è veramente nell’impossibilità di sconfiggerlo. Chi ti trascina verso il baratro la prima volta è pronto a farlo in tante altre occasioni. Bisogna mettersi in testa che “sposando” il male si smarrisce, aggiunge poi la nota teologica, ogni buon proposito, perché privi della grazia di Dio. Una perdita imposta da sé stessi che rimuove Dio.
In Marco, cap.6, 17 - 29, leggiamo di Erodìade alla corte del re Erode, assieme alla figlia Salomè tentatrice del concubino di sua madre. Tutti sanno che Erodìade era moglie di Filippo, fratello del sovrano. La vicenda costò la vita a Giovanni il Battista, fatto decapitare, perché aveva giustamente denunciato questo adulterio, disturbando i piani della “nuova regina”. In questa vicenda il male trabocca dai calici e dai cuori delle due donne. Salomè, spinta dalla madre nel letame del male, danzò con evidente lussuria davanti al re, riducendolo in un giocattolo tra le sue mani, tanto ad ottenere la testa sul vassoio di Giovanni, già in carcere per la sua parola veritiera. La lussuria come la droga rincretiniscono l’uomo e lo fanno convivere con il male interno a lui. Quest’ultimo, da corteggiatore del male esterno, è incapace di fermare le falsità che arrivano da fuori.
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