Il desiderio di raccontarsi in tempo di pandemia nell’opera poetica “Al tramonto del giorno”
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“Al tramonto del giorno”, la prima raccolta di poesie scritta dalla poetessa lametina Marinella Vitale e pubblicata da Calabria Letteraria Editrice, nasce dal desiderio dell’autrice di raccontarsi e raccontare durante la prima fase di pandemia «scatenata da un nemico invisibile ed insidioso che ci ha costretto ad un isolamento obbligato, che ha scardinato le nostre certezze, che ci ha costretto ad interrogarci sul nostro modello di sviluppo, fondato quasi esclusivamente sulla dimensione economica».
Raccontarsi e raccontare nel periodo «del confinamento entro il chiuso perimetro delle nostre case, dei bollettini giornalieri con i gelidi numeri di morti, dei guariti, dei nuovi contagiati, dell’immagine tragica di Papa Francesco in una Roma deserta il 15 marzo per pregare nella Chiesa di San Marcello il crocifisso miracoloso che salvò nel 1522 Roma dalla peste, della colonna di carri militari che sfila nella notte tra il 18 e il 19 marzo con le bare dei morti di Bergamo, delle luci del telefonino accese, delle bandiere italiane sui palazzi e sulle case» così scrive l’autrice nella Premessa.
A questo periodo buio della storia dell’umanità l’autrice della silloge di poesie “Al tramonto del giorno” ha cercato di reagire riallacciando i rapporti sociali su Facebook e ha proposto per sé e per gli amici, in un angolo del web, i versi di autori italiani e stranieri suscitando in tal modo un dibattito virtuale « che ha alleviato , sia pure per poco, l’angoscia che ha pervaso il nostro Paese e le nostre vite». Le poesie di autori famosi e meno noti inducevano alla riflessione sui versi di Dante o Leopardi, di Montale o di Quasimodo, di Saffo o di Catullo.
« Mentre si arricchiva su Facebook questo ideale caminetto, questo luogo dell’anima – scrive l’autrice nella Premessa - rinasceva anche in me il desiderio, l’esigenza di raccontare le mie emozioni, le mie incertezze, le mie riflessioni, i miei ricordi, che riaffioravano freschi e intatti nel loro nitore, ineluttabilmente velati dalla nostalgia degli anni lontani».
Incoraggiata dalla cara amica Luciana Parlati, l’autrice decide di pubblicare questa silloge che racchiude liriche di vari argomenti composte, la maggior parte, in diversi momenti della sua vita arricchite, in parte, dalle riflessioni, dalle emozioni, dai commenti spontanei postati su Facebook dagli amici.
Le liriche, che trovano la loro giusta collocazione nei primi decenni del terzo millennio, esprimono tematiche attuali o legate agli affetti familiari o alla natura esistenziale tradotte in un linguaggio poetico costruito su una profonda conoscenza di tecniche e modelli stilistici che rispecchiano indiscutibilmente una vasta cultura comprovata anche dai delicati rimandi alla tradizione classica greco-latina ( Saffo, Omero e Catullo) e ai miti di Prometeo e Pandora.
L’autrice alterna con molta versatilità i molteplici temi che vanno dalla pandemia ( I morti di Bergamo), ai migranti che giungono sulle nostre coste e ai nostri emigrati che abbandonano la Calabria per la mancanza di lavoro , alla morte del maestro Ezio Bosso, a George Floyd, al diritto di voto delle donne ( Le donne del quarantasei), agli affetti per la madre, il padre, i nipoti e per il marito Ivan, alle riflessioni sul tempo che passa ( Danzavo la notte, Tardi ho visto la strada, La mia ginestra, M’invento a Positano, Il leone di pietra).
Significative e incisive, ai fini di ulteriori approfondimenti e svelamenti dell’opera, la prefazione dell’Antropologo Vito Teti, di Rino Caputo, storico e critico letterario e di Italo Leone, critico letterario, il quale definisce la poesia di Marinella Vitale « decisamente al femminile, che nella femminilità trova l’autenticità di un’esistenza in cui, anche nella maturità degli anni, la vita ritorna prepotentemente a fluire nei ricordi e nella freschezza ritrovata di un’anima di ragazza che si costringe caparbiamente a ricreare l’atmosfera gioiosa dei compleanni passati, ma poi è costretta a rifugiarsi nei ricordi ad inventarsi a Positano».
Lina Latelli Nucifero
Foto: Professoressa Marinella Vitale