Giornata della memoria vittime terrorismo, Boldrini: Rendere le istituzioni e la politica più pulite
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Giornata della memoria vittime terrorismo, Boldrini: Rendere le istituzioni e la politica più pulite

lunedì 9 maggio, 2016

ROMA – Nel corso del suo intervento a margine della cerimonia di commemorazione del 'Giorno della memoria' dedicato alle vittime del terrorismo - tenutasi a Montecitorio alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, della vice presidente del Senato e del ministro ai Beni culturali Dario Franceschini - la presidente della Camera Laura Boldrini ha detto: «Bisogna rendere le istituzioni e la politica sempre più pulite e più sobrie e combattere la corruzione, l'illegalità, il malaffare». «Un atto concreto per onorare le vittime delle stragi e del terrorismo – ha proseguito - sarà la definitiva approvazione della legge, già approvata alla Camera e ora al Senato, che istituisce il reato di depistaggio e il disegno di legge per il riconoscimento pieno ai familiari delle vittime dei loro diritti previdenziali». [MORE]

La Boldrini ha poi sottolineato che uno Stato democratico «non può mai far propria la logica violenta e disumana dei suoi nemici, una lezione che vale anche oggi che ci troviamo di fronte ad attacchi terroristici di matrice islamista». La presidente della Camera ha ricordato la «solidità di un paese come Italia che ha affrontato prove durissime, che ha dovuto fronteggiare un’aggressione sanguinosa contro le proprie istituzioni, che ha visto morire centinaia di persone sotto i colpi dei terroristi, e che alla fine li ha sconfitti». L’Italia, ha aggiunto, «non ha mai rinunciato ai valori e ai principi dello Stato di diritto e a quelle libertà duramente conquistate con la Liberazione dal nazifascismo». Questo, ha proseguito la Boldrini, «è il giorno in cui le istituzioni abbracciano i familiari delle vittime del terrorismo e delle stragi. Perché noi non dimentichiamo che l’Italia ha perso dei valorosi servitori dello Stato, dei lavoratori onesti, delle persone impegnate per il bene della collettività».

«Non bisogna stancarsi mai di combattere per la verità, per fare piena luce sulla stagione tragica del terrorismo, su quelli che sono stati chiamati “gli anni di piombo”. Ci sono ancora omicidi e stragi senza colpevoli accertati e condannati. Complicità nascoste. Mandanti tuttora ignoti. Una democrazia forte non deve temere di conoscere il suo passato. La battaglia per la verità e la giustizia è qualcosa che ci riguarda tutti», ha concluso la presidente della Camera, ricordando: «Diverse volte abbiamo pensato di aver chiuso i conti con il terrorismo e poi questi assassini sono tornati a colpire. Bisogna sempre tenere alta la soglia di attenzione e fare in modo che se in futuro qualcuno dovesse mai decidere di ritentare avventure velleitarie e scellerate di quel tipo possa trovarsi di fronte un Paese unito e una democrazia forte. E una democrazia è forte soprattutto se c’è partecipazione, se c’è cittadinanza attiva. E allora, ragazze e ragazzi criticate, come è giusto che sia, indignatevi contro le ingiustizie, ma soprattutto siate attivi in prima persona».

Le parole di Rosy Bindi

Presente alla cerimonia anche la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, che, in occasione dell’anniversario della morte di Aldo Moro e di Peppino Impastato, ha ricordato come la loro uccisione segnò la coscienza degli italiani. «Il barbaro assassinio di Aldo Moro resta una delle pagine più tragiche e oscure della storia repubblicana. Il ricordo del sacrificio di Moro, che quest'anno cade a cento anni dalla sua nascita, unisce il Paese nella memoria di tutte le vittime del terrorismo politico. Quella stagione di cieca violenza non risparmiò nessuna categoria e segnò profondamente la coscienza degli italiani che seppero respingere la sfida alla nostra democrazia senza cedere alla paura, ma facendo leva sui valori e i principi della Costituzione», ha ricordato la Bindi. «Il 9 maggio del 1978, mentre l'Italia scopriva sgomenta la morte dello statista democristiano, a Cinisi la mafia ammazzava Peppino Impastato, inscenando un attentato suicida. Cosa Nostra metteva a tacere la voce scomoda di un giovane ribelle, che sbeffeggiava i capi e rompeva il muro dell'omertà che copriva i loro affari. Solo grazie alla tenacia della mamma e del fratello di Peppino è stato possibile, dopo lunghissimi anni, smascherare il tentativo di depistaggio e fare luce sulla verità», ha proseguito la presidente dell'Antimafia. «Peppino Impastato – ha concluso la Bindi - è un esempio di coraggio e d'impegno per la buona politica e la democrazia che ancora oggi, come 38 anni fa, sono le armi più potenti e temute dai poteri mafiosi».

[foto: rainews.it]

Antonella Sica


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