Giappone a caccia di balene, Sea Shepherd si arrende

Maria Azzarello
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TOKYO, 30 AGOSTO – La Sea Sherpherd getta la spugna. L'organizzazione internazionale senza fini di lucro la cui mission è quella di fermare la distruzione dell'habitat naturale e il massacro delle specie selvatiche negli oceani del mondo, sventola bandiera bianca di fronte alle capacità tecnologiche delle baleniere giapponesi.[MORE]

Dopo dodici anni di battaglie il gruppo di attivisti ambientali, definiti eco-terroristi da Tokio, abbandona la sua campagna annuale di ostruzione delle baleniere giapponesi nei mari antartici. Seppur riconosce una manifesta inferiorità tecnologica, il gruppo punta il dito contro i «governi ostili» Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda di «essere in lega» con il Giappone, frenando le attività di protesta dell’organizzazione per i loro interessi economici.

L’annuncio della resa è arrivato dal fondatore canadese Paul Watson, anima di Sea Shepherd dal 1977: «Non possiamo competere», ha detto. Intercettare le navi del nemico è ormai impossibile, perché i giapponesi impiegano tecnologia satellitare militare per sfuggire ai loro inseguitori. Ci sono anche nuove leggi anti-terrorismo approvate da Tokyo, e l’ingiunzione di un tribunale americano di non avvicinarsi a meno di 500 metri dalle navi giapponesi.

Negli ultimi dodici anni, la Sea Shepherd, fondata da Paul Watson, spesso criticato per i suoi metodi non proprio convenzionali, ha salvato 6500 cetacei, contribuendo a ridurre la quota annuale di caccia giapponese da mille esemplari a 333. Dalle battaglie contro i cacciatori di foche in Canada, con la sua filosofia di «aggressione non-violenta», il gruppo no-profit è cresciuto fino a diventare l’emblema dell’attivismo ambientalista d’assalto, fino a ispirare la serie tv «Guerra alle baleniere».

 

Maria Azzarello

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Scritto da Maria Azzarello

Giornalista di InfoOggi

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