Franco Sicari: Cosa possono essere 50 anni di fronte all'eternità?
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CATANZARO 17 SETTEMBRE - Il paese di Bianco è posto tra il mare e le colline che diradano verso ovest dove da sempre c'è l'Aspromonte che stà a guardia, dall'alto, degli uliveti e delle basse vigne. Il mare, guarda il mio paese da est ed assiste ogni mattino al sorgere del sole ed alla nascita di Venere. Tanti anni fà, quando ero piccolo, non ancora fanciullo, mi svegliavo presto ed andavo a pescare col mio secchiello e la mia piccola lenza e vedevo la grande palla del sole nascere dal mare.
Venere, invero, non l'ho vista mai tra le spume bianche delle onde. Ma non l'ho vista perché ero troppo piccolo per immaginare il corpo pieno di curve, coi capelli biondi come il grano. Sono passati 50 anni da quelle mattine e sembra che il tempo sia volato, trascorso in un attimo, in un pensiero, in un battito del mio cuore.
La mia vita è trascorsa anch'essa in questi 50 anni ma sembra che io sia rimasto sempre bambino e che gli anni e le stagioni siano trascorsi sù tutto ciò che mi circonda ma non sù di mè. Infatti non c'è più la casa dove sono nato e non ci sono più i miei genitori. Non ci sono più le aule del Liceo Classico di Locri, spostate oramai, in luoghi che non mi interessano e dove non riuscirei mai a sentire le grida dei miei compagni quasi fratelli.
Sono scomparse, anche, le aule di Anatomia e fisiologia dell'Università di Messina dove si è consumato il racconto più importante. Nemmeno quelle aule sono riuscite a farmi diventare uomo. Nemmeno gli Ospedali sperduti nella frontiera calabrese mi hanno trasformato e mi hanno fatto crescere.
Ho resistito a tutte le intemperie della vita, gravi e meno gravi,e sembra che siano passati senza farmi diventare uomo. Finchè Dio mi darà la forza di vivere, voglio essere il fanciullo di sempre; quello che si alzava alle 5,00 per pescare, attraversando i binari per recarsi sulla riva del mare, quello che non ha pianto mai, anche se la voglia era tanta, quello delle aule delle scuole, oramai consunte dal tempo e nelle quali ho passato la mia vita, meravigliosa.
Voglio essere il fanciullo che corre per abbracciare mia madre, come faccio anche ora perchè lei,vive dentro il fanciullo e non è mai morta. E poi vorrei essere il fanciullo che ha conosciuto tutti i valori della vita e che non gli sono mai crollati. Sul terrazzo della casa ad un piano sulla statale 106 c'è un fanciullo che guarda sempre il mare. E' mattino e stà albeggiando.Vicino c'èun secchiello con la piccola lenza. Sulla statale 106 non passa nessuna macchina .Si sentono solo dei passi ritmati; Il Ciorla si stà recando come sempre alla stazione per indicare che il tempo stagna e trascorre lentamente .
I personaggi sono sempre gli stessi ed il quadro è immobile. Raffigura una natura morta ma sempre viva!Tanti personaggi sono morti!
E’ morta la stazione FS!Sono morti i miei cani da caccia!
E’ morto il Peppe della Rosa,l’unico filosofo nel raggio di 50 km!
E’ morta pure la morte, sostituita da una morte nuova che ci terrorizza perché l’uomo è vecchio ed ha paura di morire e non sa lottare,magari imrovvisando una partita a scopa!
Franco Sicari