Francesco violenza in famiglia, Sentirsi a casa non vuol dire solo avere quattro mura intorno
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10 giugno 2011, Egregi Signori, ho trent’anni e vorrei raccontare la mia
situazione di anni di angoscia e solitudine,
emarginato dalla mia famiglia originaria (e poi
la nuova) da persone di cui è bene sapere. Sono
cresciuto in una famiglia separata, gestita da
una madre cinica e sorelle più grandi e spesso
crudeli, soprattutto coi maschi. Mio padre
assente, dava solo soldi, contava poco o niente.[MORE]
Da ragazzo ebbi una figlia, mi sposai. La donne
della famiglia possedevano molti appartamenti, io
non avrei dovuto averne alcuno. Decisi di andare
a vivere in uno che era vuoto. Da li iniziò una
guerra totale da parte di mia madre che mi spinse
fuori dalla famiglia, le mie sorelle (ed i
fidanzati) usate come bracci armati: contro di me
piani, ricatti, offese fino alle minacce di morte.
Purtroppo anche mia moglie si rivelò donna di
quel tipo li, mi lasciò per un altro, avviò cause
per portarmi via casa e figlia. Il fuoco
incrociato cresceva: moglie, madre, sorelle. Mia
figlia mi raccontava di loro incontri,
telefonate, feste, stavano insieme perché ognuna
di loro traeva vantaggi, morali e materiali, e
soprattutto controllo e rivalsa nei miei confronti.
Poi entrò nella mia vita una compagna, anche lei
messa sotto tiro perché non accettava di
collaborare con loro, e anche mia figlia che si
sta ribellando riceve parolacce, ricatti, botte,
minacce. E' una situazione difficile. Quanto
odio, violenza, persone che vogliono controllare
la tua vita, e schiacciarti se non sei come
vogliono loro. Ho capito oggi che sentirsi a casa
non vuol dire solo avere quattro mura intorno ed
un tetto, sentirsi a casa significa soprattutto
sentirsi accolti e amati, e che la famiglia
esiste solo se ci sono regole e sincerità,
altrimenti è solo un’iscrizione all’anagrafe ne più ne meno.
Vi chiedo di pubblicare la mia lettera perchè
altre persone nella mia situazione
possano sentirsi meno sole ed aprirsi,
e se vogliono scrivermi sarò lieto di rispondere.
grazie, Francesco