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PRATO, 5 DICEMBRE 2013 - Un gruppo criminale italo-cinese sfruttava un canale offerto da una dipendente dell'anagrafe per gestire un flusso di falsi certificati di residenza rilasciati a cittadini cinesi da poco arrivati in Italia illegalmente. Per il momento sono ancora in corso le operazioni della Guardia di Finanza, che finora ha eseguito undici ordinanze di custodia cautelare.
Secondo gli investigatori, intermediari si rivolgevano al pubblico ufficiale 'infedele', che convogliava le pratiche e riusciva a ottenere illecitamente i certificati per poi consegnarli in cambio di soldi. L'associazione criminale era formata da 11 persone, mentre i cittadini cinesi che hanno sfruttato le conoscenze della banda per ottenere i certificati sono almeno 350.
L'indagine è partita da un controllo interno di un dirigente comunale, responsabile dell'Ufficio Anagrafe, che ha denunciato i comportamenti "anomali" di una dipendente addetta allo sportello. Da qui sono scattate le attivita' di p.g., attraverso riscontri interni al Comune di Prato ad opera della Polizia Municipale, e lo sviluppo di indagini tecniche da parte della Guardia di Finanza, che hanno consentito di individuare un gruppo criminale italo-cinese che sfruttava questo canale fornito dalla "dipendente infedele dell'Anagrafe" per gestire in modo sistematico e completamente inquinato l'affare delle residenze false, richieste da stranieri della comunità cinese da poco arrivati in Italia.[MORE]
Ciò che è emerso dall'indagine e' che cinesi neo-arrivati sul territorio dello Stato (nel corso dell'indagine ne sono stati individuati circa 300) si rivolgevano a 7 connazionali, intermediari-collettori, fornendo loro passaporti e permessi di soggiorno e pagando tangenti da 600 a 1.500 euro, necessari per procedere all'iscrizione all'Anagrafe comunale di Prato, i 7 cinesi canalizzavano le richieste alla promotrice-capo dell'associazione, una ex dipendente comunale la quale, aiutata dai figli, incaricava O.A., Ufficiale dell'Anagrafe del Comune, di accettare le domande cosi' come presentate, la dipendente comunale evitava sia di attivare la Polizia Municipale, per i controlli sulla effettività della dimora, sia di far firmare, in tempo reale, le dichiarazioni di residenza presentate, vista l'assenza dei richiedenti all'atto dell'iscrizione, utilizzando indirizzi di comodo (anche 10 persone per ogni recapito ufficiale) e rilasciando certificazioni e carte di identità ai cinesi neo-pratesi. Con questo sistema, in circa 8 mesi, l'organizzazione ha realizzato guadagni illeciti stimati tra i 180.000 ed i 450.000 euro, ripartiti in prevalenza tra la promotrice, l'amica - dipendente comunale infedele ed i 7 collettori - intermediari cinesi.
Michela Franzone