Etiopia: un paese divorato dall'Occidente, anche dall'Italia
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L’Etiopia cede il posto alle multinazionali mentre le tribù di pastori e agricoltori locali cedono i loro diritti umani. Secondo un’indagine condotta da Survival International una buona parte di terre agricole etiopi molto produttive sono state sottratte alle popolazioni native per essere sfruttate dalle aziende straniere tra cui anche italiane (la Fri-El Green Power). Gli occidentali si accaparrano la terra di altri, sfruttano il lavoro di altri e calpestano una cultura agricola di centinaia di generazioni. [MORE]
La popolazione locale ha subito intimidazioni volte a impedire il passaggio di informazioni agli esterni o ai giornalisti, e non è mai stata adeguatamente consultata. Una persona che ha recentemente visitato la zona, ha raccontato a Survival che governo e polizia stanno usando maniere forti con gli indigeni, arrestandoli, torturandoli e violentando le donne, in modo che non oppongano resistenza all’invasione della terra.
Il governo ha varato nella regione un progetto agro-industriale che include anche la costruzione di una serie di dighe sul fiume Omo ad opera dall’italiana Salini Costruttori. Alla realizzazione della diga seguirà la costruzione di centinaia di chilometri di canali di irrigazione, che devieranno il corso di acque indispensabili alla sopravvivenza degli indigeni. Come se non bastasse l’emergenza siccità si fa sentire mai come in questo periodo e sta lasciando morire di fame migliaia di persone nel Corno d’Africa.
Il governo sta pianificando inoltre, di aumentare la quantità di terra da destinare al progetto ad almeno 245.000 ettari, di cui almeno 150.000 saranno riservati alle piantagioni di canna da zucchero.
Stephen Corry, direttore generale di Survival International ha dichiarato: “I popoli che vivono nella Valle dell’Omo non sono né ‘arretrati’ né hanno bisogno di essere ‘modernizzati’ Essi appartengono al XXI secolo esattamente come le multinazionali che stanno cercando di accaparrarsi le loro terre. Costringendoli a diventare manovali, con ogni probabilità la qualità della loro vita peggiorerà drasticamente e saranno condannati alla fame e all’indigenza, esattamente come accade a molti dei loro connazionali.”
Per approfondimenti leggi l’articolo “In Somalia carestie e siccità senza precedenti”, www.galileo.it
Roberta Lamaddalena