Erdogan alla corte europea per ricucire gli strappi

Dino Buonaiuto
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 ISTANBUL, 20 GENNAIO 2014 – Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan si recherà a Bruxelles per una visita di due giorni, per intavolare colloqui con l'Unione Europea sul difficile futuro del processo di adesione della Turchia, messo a repentaglio dalle critiche mosse alle ultime azioni politiche del premier turco, in particolare i limiti che si vorrebbe imporre al potere della magistratura, l'accesso a internet e la libertà di espressione. Una visita alla capitale dell'Unione Europea mancava dallo scorso 2009. A differenza di altri leader dei paesi candidati

Anche se Erdogan continua a sostenere la tesi secondo la quale lo scandalo corruzione non è altro che un complotto perpetrato da Fethullah Gulen ai danni del suo partito e del governo, l'Europa non ha minimamente preso in considerazione tale teoria. Bruxelles ha inoltre invitato il governo turco a frenare qualsiasi tipo di operazione nei confronti del potere della magistratura. Il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, si è espresso favorevole ad accogliere qualsiasi richiesta da parte dell'Unione Europea. Nella due giorni, sono previsti, oltre ad incontri diretti, anche un incontro a quattro, tra Erdogan, il presidente del Consiglio Europeo Herman van Rompuy, il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso e il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz.

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Gli incontri hanno un valore alto, considerata la recente frattura tra la Turchia e l'Unione Europea, a seguito degli attriti tra l'AKP e il leader Fethullah Gulen, e le conseguenti contromisure adottate da Erdogan – tra cui la volontà di limitare i poteri della magistratura e le epurazioni sommarie tra le forze dell'ordine – che hanno non poco allarmato i commissari europei, al punto da far richiedere la sospensione dell'adesione. Davutoglu continua ad affermare la necessità di una riforma della giustizia, e si dice pronto ad accogliere le critiche da Bruxelles, a patto che siano basate su norme europee. Riguardo l'adesione, il ministro degli esteri ritiene sia necessario aprire le negoziazioni sui capitoli 23 e 24 riguardo i diritti umani. Capitoli bloccati dall'occupazione turca nel nord dell'isola di Cipro. Davutoglu si è espresso fiducioso sul fatto che l'attuale crisi politica turca non è altro che un “insieme di tensioni” in previsione delle elezioni amministrative di marzo, e che tutto verrà superato quanto prima.

Foto: hurriyetdailynews.com

Dino Buonaiuto (Corrispondente dalla Turchia)

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Scritto da Dino Buonaiuto

Giornalista di InfoOggi

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