Don Pino Latelli “La luce della fede illumina la notte del dolore”
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La drammatica esperienza dell’emergenza del Covid - 19 crea momenti di incertezza e inquietudine nella vita di ogni giorno facendo vacillare la fede in molta gente che invoca l’aiuto della Chiesa nel tentativo di trovare un po’ di serenità. In questo contesto Giovanna, un’infermiera che lavora in un reparto Covid di un ospedale del Nord Italia, si rivolge a Don Pino Latelli, parroco in solido della Chiesa del Carmine di Lamezia Terme, per ricevere una parola di aiuto in un momento così difficile e sofferto della sua vita.
«Rev.mo Don Pino, - scrive Giovanna in una breve lettera - sono un’infermiera di 42 anni e attualmente lavoro presso un reparto Covid di un ospedale del Nord Italia. Le confido che la paura è diventata la compagna delle mie pesanti e stressanti giornate. Nonostante abbia già fatto il vaccino anti Covid, ho paura di infettarmi, di infettare gli altri, di toccare qualsiasi cosa.
La mia vita è cambiata anche nei rapporti con mio marito e con i miei figli: in casa viviamo come isolati. Le cose più normali, come mangiare insieme allo stesso tavolo , fare una carezza ai miei figli, dare un abbraccio, un bacio , sono diventati problemi insuperabili, grandi come un macigno! Sono stanca e ogni tanto vivo momenti di sconforto che mi portano a desiderare di mollare tutto. Mi sostiene, in questi momenti di incertezza e di prova, solo un pizzico di fede che ancora è rimasto in me. Don Pino, mi aiuti».
«Cara Giovanna – risponde prontamente Don Pino – a te e a tutti coloro che notte e giorno sono impegnati a prestare servizio con il pericolo del contagio per tante persone colpite dal Covid esprimo i miei più profondi sentimenti di gratitudine.
Tutti stiamo constatando che la vostra non è solo una professione ma è soprattutto una missione che state svolgendo in prima linea con dedizione, grande umanità e forza d’animo.
Il Santo Padre nella “Lettera Apostolica Patris corde” paragona medici e infermieri, per il loro lavoro silenzioso e senza clamori, a San Giuseppe, e dice che «stanno scrivendo la storia» e sottolinea la sua preghiera e vicinanza «a tutti i medici e gli infermieri in questo momento in cui la pandemia ci chiama ad essere vicini agli uomini e alle donne che soffrono. Grazie per la vicinanza, grazie per la tenerezza, grazie per la professionalità con cui vi prendete cura degli infermi».
Nel messaggio per il Santo Natale 2020 rivolto alla Diocesi di Lamezia Terme, il Vescovo Monsignor Giuseppe Schillaci ha affermato: «Non possiamo certo dimenticare la grande abnegazione di medici, infermieri e volontari che hanno mostrato il volto di una umanità che non si risparmia per andare incontro generosamente ai sofferenti, ai malati e che rischia fino a donare la propria vita».
Le parole del Vescovo di Lamezia Terme trovano immediato riscontro nelle immagini che quotidianamente vediamo in televisione che mostrano infermieri e medici che, esausti, crollano a motivo dei turni massacranti. Inoltre, sul volto di coloro che indossano una divisa bianca, che lavorano duramente giorno e notte per salvare vite umane, è facile scoprire segni di paura e di profonda stanchezza.
Nonostante la vostra vita sia realmente stravolta e viviate tanti momenti di sconforto versando di nascosto qualche lacrima, voi rimanete al vostro posto a fare il vostro lavoro senza cedere di un solo passo. Siete sempre pronti, vigili, attenti e in piedi, accanto ai malati per curarli, proteggerli e salvarli.
Qualcuno ha detto che siete degli eroi! È vero! Siete capaci di mettere a repentaglio la vostra vita giorno dopo giorno con il serio pericolo del contagio condividendo con il vostro grande cuore le parole di Gesù: «Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici».
In questo tempo difficile la vostra carità vi sta spingendo a stare accanto a coloro che stanno per lasciare questo mondo. Con la vostra carità avete evitato che tanti potessero morire da soli, senza che qualcuno potesse stringere loro la mano; avete compiuto gesti di pietà come chiudere gli occhi al defunto e recitare una preghiera o fare un segno di croce sulla fronte del moribondo.
Cara Giovanna, dinanzi a una prova così grande si può avvertire un senso di sconforto, come peraltro, è capitato anche a Gesù in croce quando ha implorato «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». È perciò comprensibile che può accadere a ciascuno di noi.
Ti consiglio vivamente di ravvivare giorno per giorno quel “pizzico di fede” che è rimasto in te perché devi essere convinta che solo la luce della fede è capace di illuminare la tua vita immersa nella notte del dolore e dello sconforto.
La preghiera sia la tua forza nell’ora della prova: il Signore ti è accanto, ti accompagna, ti sostiene e ti ama! I problemi non mancano, c’è tanta preoccupazione, ma tu ravviva la luce della speranza: terminerà il disagio e la sofferenza causati dalla paura dei contagi e nella tua famiglia ritorneranno i bei tempi, la serenità e la gioia!
Nella speranza che la pandemia finisca e che presto si ritorni alla normalità, assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera a te e alla tua famiglia. Rinnovo la mia personale gratitudine a voi operatori sanitari e volontari che, nonostante tutto, non vi siete mai arresi e sono certo che nessuno dimenticherà tutto quello che avete fatto per i più deboli, i più fragili, i più indifesi di questo brutto e difficile tempo: gli ammalati di Covid
Lina Latelli Nucifero
Foto: Don Pino Latelli