Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA, 3 SETTEMBRE 2013 - Alla luce di quanto è stato scritto per diffamarmi in seguito alla mia scelta di pubblicare le foto del maltrattamento subito, avevo chiuso quest’account anche perché ricevevo minacce da fan e persone non a conoscenza dei fatti in modo corretto: la denuncia per maltrattamenti e procurato aborto verso Massimo Di Cataldo è scattata d'ufficio senza alcun bisogno che la facessi anch’io.
Poiché al momento non ho alcuna voglia di rilasciare comunicati stampa (per poi far interpretare male o distorcere le mie parole ai giornalisti e farmi pubblicità) scrivo io direttamente qui in questo "mio luogo virtuale" le mie reali delucidazioni in merito ai fatti accaduti.
Anche perché dopo quelle foto shock, in fondo, credo di dovere delle spiegazioni alle migliaia di persone che mi hanno scritto e sostenuta, soprattutto a quelle che ritengo meritevoli. Ringrazio le persone che pur non conoscendomi, nonostante le false dichiarazioni di Massimo per giustificare il suo gesto, hanno creduto in me sebbene le sue dichiarazioni abbiano cercato di farmi passare per una squilibrata.[MORE]
Per cui tengo personalmente a precisare quanto segue:
1. Sono a conoscenza di aver mostrato la verità in un modo anomalo, postando delle foto molto crude e in realtà non pensavo che sarebbe divenuta una notizia di rilevanza nazionale, piuttosto pensavo che la verità si sarebbe sparsa nel giro, dei nostri amici, delle persone care e dei pochi fan che aveva. La cosa ha avuto un effetto mediatico enorme e anche per me inaspettato (nonostante sia anche un’esperta di comunicazione). Tuttavia alla fine credo che proprio questo clamore mi abbia dato la forza di affrontare questa battaglia senza ripensamenti. E non me ne vergogno a differenza di molte persone benpensanti che mi conoscono. Anzi probabilmente c'era bisogno anche di tutto questo per risolvere l'intero problema alla radice. Inizialmente il mio imbarazzo era grande perché ancora non mi ero completamente liberata dal senso di colpa che qualunque madre proverebbe nel trovarsi ad accusare il padre della propria figlia. Ma ora di questo senso di colpa sono finalmente libera e mi sento forte della mia scelta, che questa volta voglio portare fino in fondo. Non sono pentita e anche se inizialmente non sarei mai andata in una questura a denunciarlo. Poi se questo mio modus operandi sia stato un bene o un male... lo sapremo più in là, per ora secondo me è prematuro saperlo. Ma il fatto è accaduto, dopo quella pubblicazione.
2. La denuncia è partita d'ufficio e procederà come processo penale in cui lui è indagato. In virtù di questo fatto da questo momento in poi saranno solo gli inquirenti titolati a esprimersi sulla colpevolezza o meno di Massimo. Per me è solo una questione di tempo, nel frattempo passare da vittima a carnefice non è una sofferenza, almeno non maggiore di quella già subita. Posso aspettare, non ho fretta, so come sono andate le cose. Ed ho tutte le prove. Ho molta stima degli inquirenti con cui sono venuta a contatto e visto la loro competenza mi sento al sicuro.Inizialmente avevo preso un avvocato penalista a cui avevo chiesto di smorzare i toni mediatici e che mi avevano presentato dicendo che mi avrebbe difeso gratuitamente. Invece ho scoperto solo dopo pochi giorni di essere stata ingannata anche da lui: non solo mi ha presentato una fattura di acconto di quasi diecimila euro ma è andato a parlare del mio caso in televisione senza alcuna mia autorizzazione e a mia insaputa. Ovviamente a tale avvocato ho revocato il mandato e ora sto aspettando di capire quale sia l'avvocato che mi possa rappresentare al meglio se non la possibilità di conferire addirittura personalmente con il giudice laddove fosse possibile.
3. L'aborto poi non è avvenuto immediatamente dopo essere stata menata, ma gradualmente e il tutto si è svolto da quel momento fino ai due giorni successivi! In modo naturale senza raschiamento. Ma è certamente stato causato della lite, giacché ho cominciato ad avvertire delle fortissime emorragie pochi minuti dopo la fine della lite (schiaffi e spintoni); anche questo è documentabile con data e orario. Emorragia che all'inizio pensavo fosse un ciclo anomalo dovuto a qualcosa di strano (non sapevo di essere in cinta) e che solo il giorno successivo ho cominciato a comprendere che si trattava di gravidanza. Al pronto soccorso non ho avuto il coraggio di andare, per tutta una serie di motivi che non sto qui a elencare. Mi sono recata in strutture private, come ho sempre fatto.
4. Uscire quella stessa sera dell'accaduto (la lite era avvenuta la mattina) come dimostrano le foto uscite sul settimanale OGGI e andare nel posto che lui non voleva frequentassi perché era geloso e possessivo, per me non vuol dire che stavo bene e che il fatto non era grave ma piuttosto un gesto di coraggio, forza e ribellione. Tipico del mio carattere. Per me grande motivo di orgoglio non di superficialità. Ero lì non a ballare ma in un locale all'aperto, seduta in un divano fra gli amici, tra l'altro raccontando anche cosa mi era successo e prendendomi tutto il conforto e l'affetto di quelli che mi volevano bene veramente. Altre persone presenti durante la serata, che io consideravo amici/conoscenti (mi hanno anche consolata dopo aver ascoltato il mio racconto), successivamente sono stati poi gli stessi che si sono schierati con Massimo poiché faceva la cosa "più figo" (lui era un cantante). Starsene in casa in punizione dimostra un basso livello culturale e di personalità che non mi appartiene. Avrebbe significato che aveva vinto lui. Una liberazione.
5. Difendermi "pubblicamente in altre sedi" che non siano quelle legali al momento non ne sento il bisogno, per ora ho dettto "no" a moltissime riviste, giornali e trasmissioni televisive che richiedevano la mia partecipazione con insistenza. (anche a pagamento). Non voglio che i media speculino su questa storia né tantomeno sono intenzionata a far pubblicità alle reciproche attività. E sto facendo una battaglia da due mesi contro questi stessi media. Rifiutando con determinazione ed evitando i numerosi giornalisti che si presentano nei modi più meschini per poi cercare di strapparmi delle interviste esclusive o apparizioni televisive, con la scusa che se non mi difendo sui media al di fuori d’internet, l'opinione pubblica influenzerà i giudici. Io dico NO a questo ricatto psicologico.
6. Personalmente é stato molto più traumatico "tutto il dopo mediatico" piuttosto che la vicenda gravissima di per sé, ma che comunque avevo affrontato con grande determinazione e a testa alta: scoprire la sua vigliaccheria di uomo che rifiuta di assumersi le proprie responsabilità dichiarando falsità sulla madre di sua figlia, capire che non aveva una coscienza né di uomo né di padre, è stato ancora più doloroso delle percosse subite. Perché se inizialmente a me sarebbe bastata solo una sua ammissione pubblica. Ora non più. Ora voglio andare fino in fondo perché mi sento vittima due volte. Si è vero, la mia storia era arrivata al capolinea e desideravo interrompere il rapporto nel modo più civile possibile, salvaguardando la bimba, ma entrambi non ci siamo riusciti e le continue liti ci hanno portato alle estreme conseguenze che ho subito. Sapevo che aveva un’immagine pubblica da difendere. Inizialmente ho cercato di mandare giù il torto subito, di distrarmi uscendo e sorridendo, di tentare di dimenticare tutto e ricominciare a vivere la mia vita con il mio lavoro e i miei amici che mi davano coraggio. Forse sarà considerato "reato" dalla gente aspettare "un mese" per tirare fuori una verità scomoda con una modalità non accettata dall'opinione pubblica. Ecchissenefrega. Io "questo mese" ho avuto bisogno davvero prima di trovare la forza di farlo. L'ho osservato a lungo per capire chi fosse veramente. Nel mese successivo ai fatti non mi ha mai chiesto scusa, piuttosto era strafottente ed ha cercato di infastidirmi in tutti i modi perché non accettava il fatto che lo avessi mandato via da casa mia in modo irrevocabile. Dopo una sola settimana sono riuscita a organizzare un’inaugurazione per cui lavoravamo da sei mesi che ho realizzato con successo nonostante lui abbia tentanti in ogni modo di crearmi problemi. Io non ho mollato né alle conseguenze fisiche dell'aborto (ormonali e psicologiche) dei giorni successivi né al dispiacere immenso che ho dovuto nascondere, sorridendo a tutti... quel 27 giugno mentre accoglievo gli ospiti che intrattenevo all'inaugurazione. Con lui che mi si è anche presentato davanti a tutti, con grande faccia tosta e senza essere invitato. E durante tutto quel mese ho cercato di distrarmi in tutti i modi pur di dimenticare questo grave fatto e provare a non pensarci più... ma alla fine non ci sono più riuscita ed ho reagito postando quelle foto.
Sono forte e tutta questa storia in cui Massimo finalmente ha rivelato la sua vera personalità preferendo l'immagine pubblica alla risoluzione degli errori fatti (per 13 anni sono stata convinta fosse in realtà un altro uomo) mi darà il coraggio di non perdonarlo mai più, come invece avevo sempre fatto in passato. E questa é già una salvezza. Una via di guarigione, forse anche per lui; spero.
Questi sono i fatti.
Anna Laura Millacci
*Articolo prelevato dalla pagina Facebook di Anna Laura Millacci, previa autorizzazione dell'autrice.