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MILANO, 14 OTTOBRE - Una grande perdita per l’Italia nel giorno dell’assegnazione del Premio Nobel, vinto nel 1997. E’ la storia del Belpaese e di quella di Dario Fo, spentosi ieri all’età di 90 anni, dopo una vita dedicata all’arte e all’amore per la cultura. Fo era ricoverato in ospedale, a causa di una malattia ai polmoni che non lo ha comunque fermato dinanzi alla bellezza della propria vita. Ha così continuato a dipingere e a comporre, perché quello era ed è sempre stato l’appiglio principale. [MORE]
12 giorni di ricovero prima della morte. Giorni in cui non ha mai smesso di lottare, mai smesso di sentirsi ancora parte di questo mondo e di questa realtà. Negli ultimi anni il suo impegno politico era anche proseguito, con l’appoggio a Beppe Grillo e al MoVimento. Storia di un guerriero, dunque, impegnato su tutti i fronti, politica interna compresa. Ha avuto «una capacità respiratoria impressionante» dice di lui il direttore del reparto di pneumologia, Delfino Luigi Legnani.
Il drammaturgo conserva in sé una vasta attività spesso legata alla città di Milano. E sarà proprio il capoluogo lombardo a rendere l’omaggio più grande a Fo. L’ultimo addio, con cerimonia laica, sarà proprio qui. Piazza Duomo, ore 12. L’atto conclusivo di una lunga e affascinante cavalcata della vita.
Si apre invece nella giornata di oggi nel foyer del Piccolo Stoyer la camera ardente. Il luogo è lo stesso dell’addio a Franca Rame, tre anni prima. Sua storica compagna di vita e instancabile battagliera. Il saluto ed il lutto: il sindaco Beppe Sala ha infatti proclamato il lutto cittadino per «uno dei migliori interpreti della storia del nostro tempo».
Il tempo dei saluti e degli addii, nonostante le polemiche di rito. L’ultima, proprio quella di suo figlio Jacopo attraverso un post sul social network Facebook: «Sì, adesso tutti a celebrare Dario. Dopo una vita che han fatto di tutto per censurarlo e colpirlo in tutti i modi. Vaffanculo. Onore a Brunetta che ha detto a mio padre che non gli è mai piaciuto». E’ giovedì sera, sono le 20.30. E’ appena giunto il tramonto dopo queste parole. Prima di una prossima e nuova alba senza la maestria di uno dei più grandi del Novecento letterario italiano. Una perdita enorme, abile a far decadere ogni genere di rabbia e polemiche.
foto da: infooggi.it
Cosimo Cataleta