Cultura digitale: riflessioni della Dottoressa in Sociologia Clarissa Errigo
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L’era della società digitale ha certamente favorito la nascita e la diffusione di una cultura digitale, intesa come un insieme di valori, norme e pratiche del tutto nuove, sviluppatesi in relazione all’utilizzo delle tecnologie moderne.
Prendiamo, ad esempio, i generi musicali attualmente preferiti dai giovanissimi, che hanno portato alla ribalta tiktoker e influencer affermatisi sul web. La musica, da sempre, rappresenta un fenomeno di aggregazione e, in quanto tale, veicola messaggi educativi che riflettono lo spirito del tempo. Tuttavia, tali messaggi non sono sempre positivi o costruttivi.
Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha evidenziato, durante un recente discorso, i rischi connessi a una “formula educativa” digitale che può trasmettere valori devianti, confondendo le nuove generazioni con idee e pratiche poco adatte a una società civile. Emblematico è il caso del brano “Mi piace” di Tony Effe, che recita:
“Non mi piace quando parla troppo
Le tappo la bocca e me la fott–, shh
Bionda, mi piace quando è italiana
Mora, se è sudamericana
Rossa, bella e maleducata
Basta che a letto fa la brava.”
In un’epoca in cui la violenza sulle donne è purtroppo un fenomeno dilagante, messaggi di questo tipo risultano palesemente disfunzionali. Non a caso, Tony Effe è stato escluso dal concerto di Capodanno a Roma, una decisione coerente con i valori promossi dal Presidente della Repubblica.
Diversa, invece, è stata la scelta del Comune di Catanzaro, che ha invitato sul palco di Capodanno “El Matador”. Questa decisione ha generato polemiche non solo per il genere musicale proposto, ritenuto inadatto a rappresentare una comunità composta da giovani e meno giovani, ma soprattutto per il mancato rispetto dei principi educativi che una città capoluogo di regione dovrebbe invece promuovere.
La scelta appare ancor più discutibile alla luce degli eventi di cronaca che hanno preceduto l’evento e per i quali non è stato inviato alcun messaggio di solidarietà, come richiesto dalle autorità. Il silenzio su questi temi rischia di essere interpretato come un tacito assenso ai messaggi veicolati sul palco, tra cui il testo del TikToker che recita:
“Salverò me stesso dalla merda e c’ho una Glock
Per sparare agli infami, alle guardie, ai laziali
A tutti i miei rivali
Compererò una Ferrari e me la compra El Matador.”
L’educazione non può essere improvvisata: deve essere il frutto di scelte consapevoli e coerenti. Allo stesso modo, le decisioni politiche che ne influenzano il corso non possono essere lasciate al caso, ma devono riflettere principi sani e condivisi da tutta la comunità.
Clarissa Errigo (Dottoressa in sociologia)