Crescita, Confindustria taglia stime. Ai livelli del 2007 sono nel 2028
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MILANO, 15 SETTEMBRE - Ancora brutte notizie dall’economia italiana, dati di Confidustria alla mano. Gli economisti hanno infatti ancora abbassato le stime sulla crescita del Belpaese. Secondo la Confederazione, il Pil del 2016 e del 2017 dovrebbe attestarsi rispettivamente ad un + 0,7% (rispetto all’iniziale 0,8% previsto) e ad uno 0,5% nel 2017 (stima precedente 0,6%). Dunque un brusco calo, a crescita zero tra quest’anno ed il prossimo.[MORE]
La crescita del 2017 pare il vero problema: una crescita «che non è scontata ma va conquistata» a causa di una debolezza scaturita da un «quindicennio perduto». Ragion per cui, raggiungere i livelli economici del 2007 prima della storica crisi internazionale sarà possibile solo nel 2028. Questa la stima piuttosto preoccupante descritta dagli industriali.
Il rapporto ‘Scenari economici’ di oggi racconta di un Belpaese fermo troppo a lungo. Infatti, afferma il capo economista, Luca Paolazzi, «non riusciamo a schiodarci dalla malattia della bassa crescita di cui soffriamo dagli inizi degli anni duemila».
Del resto, la risalita del Pil «si è arrestata già nella scorsa primavera. Gli ultimi indicatori congiunturali non puntano a un suo rapido avvio, piuttosto confermano il profilo piatto». Anche l’aumento dell’occupazione, tra i pochi dati positivi attuali, rischia di smorzarsi tra la seconda parte del 2016 e l’inizio del 2017, con 1 milione e 280mila unità sotto il livello pre-crisi.
Gli ostacoli sono ormai ben noti: contrazione del credito, stallo dell’edilizia, burocrazia, scarsa attitudine ad investimenti spesso compromessi da una giustizia lenta e da elevati costi di lavoro. In questo senso, anche l’aspetto politico potrebbe rivelarsi determinante, in tema di riforme. Inutile nascondere come anche dal punto di vista economico, il referendum costituzionale potrebbe avere ripercussioni. Confidustria, in questo senso, auspica una prosecuzione del cammino intrapreso, sulla scia degli interlocutori internazionali.
Il Centro Studi Confindustria gela il Paese ma il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan replica prontamente: «Le stime dovrebbero essere migliori di quelle di Confindustria sia per il 2016 che per il 2017 perché quelle del Csc si basano su ipotesi di policy diverse da quelle che il governo intende proporre». Il ministro aveva tuttavia annunciato due giorni fa un aggiornamento al ribasso del Def, che rivedrà le previsioni dopo la frenata economica del secondo semestre.
Quali sono le soluzioni alle difficoltà economiche italiane? Qui il Csc auspica un maggior grado di flessibilità: si pensi che in quindici anni la Spagna è cresciuta del 23,5, a fronte di un’Italia che cala addirittura dello 0,5%. Un dato impietoso che può soltanto registrare una inversione di rotta con «margini di flessibilità aggiuntivi, al fine di evitare «una nuova manovra complessiva da 16,6 miliardi».
foto da: infooggi.it
Cosimo Cataleta