Coronavirus: solo 21 contagi tra pazienti con fibrosi cistica. Protezione ha funzionato
Salute Lazio Roma

Coronavirus: solo 21 contagi tra pazienti con fibrosi cistica. Protezione ha funzionato

martedì 8 settembre, 2020

ROMA, 08 SET - Le persone con fibrosi cistica in Italia sono state protette con un 'effetto scudo' durante l'emergenza Covid-19. Da febbraio a luglio 2020, come spiegato oggi in occasione di una conferenza stampa per la Giornata Mondiale della Fibrosi Cistica, 21 pazienti sono risultati positivi al Sars-Cov-2. 

Un numero contenuto, frutto dell'attenzione sempre alta a proteggersi e del ricorso alla telemedicina che ha ridotto al minimo gli spostamenti. Ma, per loro l'autunno che arriva è denso di dubbi e paure: per loro, infatti, il coronavirus rappresenta un rischio doppio perché attacca proprio le vie respiratorie, già danneggiate dalla malattia genetica. 

"La paura di una possibile carenza di farmaci è molto forte. Problemi nella disponibilità non ci sono e, se ci saranno problemi di consegna, lo gestiremo insieme",rassicura Gianna Puppo Fornaro, presidente della Lega Italiana Fibrosi Cistica (Lifc). 

Le terapie vanno proseguite anche nel caso in cui il paziente si ammala di Covid, e in caso di ricovero ci sarà massima collaborazione tra il proprio Centro di cura e il reparto. Per la mascherina sarebbe bene che ogni paziente si rivolgesse al proprio medico per decidere insieme quella con le caratteristiche più adatte, mentre, aggiunge, "niente panico rispetto alle forniture: ci saranno rifornimenti di mascherine e in caso di carenza potrà intervenire la Lega". 

Questi pazienti saranno una categoria privilegiata quando arriverà il vaccino anti Covid ma intanto gli esperti raccomandano a loro e alle famiglie di fare il vaccino contro influenza e pneumococco il prima possibile. 

Per chi frequente la scuola, sarà sufficiente un documento del Centro di cura per ottenere, qualora il paziente lo richieda, la didattica a distanza integrale. "A chi vorrà seguire le lezioni però - ha concluso senatrice Paola Binetti, presidente dell'Intergruppo sulle malattie rare - dovrà esse garantita massima sicurezza. Così come a chi lavora deve essere garantita la prosecuzione dello smart working". 


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