Garante dei disabili: "Proposto un protocollo specifico a tutela sanitaria dei più deboli"
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BOVALINO (RC), 21 OTT - (Riceviamo e pubblichiamo). Il dilagare del virus “Covid-19” nel nostro Paese ha fatto precipitare moltissime persone in uno stato di forte preoccupazione per l’incertezza del prossimo futuro, per quelli che saranno i tempi necessari al superamento della crisi generale e per le certe conseguenze sulle nostre vite e sulle nostre relazioni sociali e interpersonali. Tali preoccupazioni e difficoltà sono ancora più fortemente presenti tra le migliaia di persone che vivono quotidianamente la disabilità, le cui condizioni di vita sono già ampiamente limitate da livelli di protezione e inclusione sociale che sappiamo non essere adeguatamente garantiti.
Come Garante della Persona disabile, ritengo doveroso evidenziare, come in questi giorni gli sforzi e i rischi delle Persone con disabilità e delle loro famiglie siano maggiormente acuiti rispetto a quelli vissuti dal resto della nostra comunità. Per tali ragioni oltre alla garanzia di tutti i diritti essenziali e alla tutela degli spazi vitali e delle libertà fondamentali, ritengo, sia indispensabile prevedere e garantire, soprattutto in questa fase, dei percorsi peculiari realizzati attraverso la modulazione di un protocollo specifico sulla gestione dell’emergenza sanitaria da “COVID-19”.
Tale richiesta è stata protocollata in data odierna, presso gli uffici del comune di Bovalino, e inviata al presidente facente funzioni della Regione Calabria Spirlì, al Prefetto di Reggio Calabria, al dipartimento Salute regionale, alle Asp di Reggio Calabria e di Locri, al presidente dell’assemblea dei sindaci e al presidente del comitato dei comuni della Locride. Le specifiche proposte sono state già avanzate da diverse associazioni in numerose regioni, come ad esempio l’ANGSA Lazio; la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap Lazio; e l’associazione Autismo Abruzzo Onlus. La direzione di ognuna di esse è la tutela e la salvagurdia delle persone con disabilità in questo particolare e difficile periodo di emergenza sanitaria.
Il protocollo in oggetto dovrebbe prevedere modalità differenti di screening diagnostici per rilevare la positività al virus. Le persone con disabilità, in particolare intellettiva, psichica e relazionale, sono spesso non collaboranti a tal punto da richiedere la sedazione, per cui risulta praticamente impossibile sottoporli a un tampone di tipo classico, senza traumi e in condizioni di tranquillità, trattandosi di una procedura abbastanza invasiva e impossibile da realizzare, con le tradizionali modalità adottate. Per cui si potrebbe prevedere in assenza di sintomi la somministrazione di un test rapido antigenico, più veloce e meno invasivo e in un secondo step, qualora il soggetto risultasse positivo, quella di un test molecolare, sempre somministrato con delle specifiche tutele, quali:
- Priorità assoluta nella somministrazione e processamento degli screening diagnostici nelle persone diversamente abili così da ridurre i tempi di eventuali quarantene preventive o fiduciarie, che influenzerebbero negativamente la routine giornaliera e terapeutica della persona diversamente abile, con sicure ripercussioni sulla gestione familiare e sanitaria.
- Per i soggetti disabili collaboranti si dovrebbe prevedere la somministrazione del tampone in regime domiciliare con la presenza del cargiver di riferimento e in un ambiente conosciuto e rassicurante, sempre in presenza di un medico di medicina generale o pediatra di riferimento. Per le disabilità psichiche e/o neuro-atipiche eseguire un test in un ambiente sconosciuto, quindi poco rassicurante, provocherebbe sicuramente reazioni incontrollabili tanto da rendere impossibile l’esame.
- Per i soggetti disabili non collaboranti, e per i quali risulta necessaria la sedazione, sarebbe opportuno prevedere negli ospedali un supporto specifico anestesiologico, in ambiente assolutamente protetto, raggiungibile con percorsi adeguati e preferenziali, sempre in presenza del cargiver di riferimento.
- Molte delle persone con disabilità posseggono altre patologie in comorbilità, rientrando all’interno delle casistiche di “fragilità”. Quindi anche in questi casi è necessario, per garantire l’accesso in sicurezza alle cure mediche, prevedere ambienti assolutamente protetti, raggiungibili con percorsi adeguati e preferenziali, sempre in presenza del cargiver di riferimento.
- Nell’ipotesi di un eventuale e non escludibile ricovero, per i soggetti disabili collaboranti e non, dovrebbe essere consentita la presenza costante della figura familiare di riferimento.
Come Garante della Persona disabile sono assolutamente sicura che l’attuazione del suddetto protocollo, potrebbe inoltre contribuire a rendere maggiormente efficiente e sicuro il funzionamento del sistema sanitario regionale nel suo complesso. Mi auguro che tale proposta venga celermente presa in considerazione dagli organi competenti, in quanto sarebbe dimostrazione di lungimiranza e tutela sanitaria per le fasce più deboli. In questo momento così difficile, in cui tutti siamo più vulnerabili e preoccupati, è fondamentale avere dei punti di riferimento stabili. Per questo voglio far saper che il mio tempo, la mia professionalità e il mio ruolo istituzionale sono a completa disposizione delle persone diversamente abili e delle loro famiglie, certa che la solidarietà, la comprensione e l’accettazione di tutte le emozioni siano strumenti indispensabili in un periodo in cui tutte le nostre certezze sono messe duramente alla prova.
Dott.ssa Maria Rita Canova - Garante per la Persona Disabile