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NEW YORK, 3 OTTOBRE 2011 - Continuano le proteste degli indignados americani. Dopo aver manifestato davanti alla sede permanente della borsa di New York, il gruppo di manifestanti, che risponde al nome di 'Occupy Wall Steer', si è diretto, nella giornata di domenica, verso il ponte di Brooklyn. [MORE]
In 700 hanno sfilato lungo una delle più importanti arterie stradali della grande mela, in maniera pacifica, fino a quando non hanno invaso la carreggiata. Alcuni agenti hanno riferito di aver ripetutamente ammonito i manifestanti a mantenersi ai lati della strada, ma la mancata esecuzione degli ordini imposti dalla polizia e il relativo blocco del traffico automobilistico, hanno costretto la polizia ad intervenire con la forza. I manifestanti sono stati così arrestati in blocco.
Emerge però una seconda versione dei fatti, riportata dagli stessi indignados, secondo cui la polizia avrebbe volutamente attirato i manifestanti sul ponte per poterli accerchiare e procedere agli arresti. A tal proposito risulta importante la dichiarazione di un portavoce del movimento, Jesse Myerson, secondo cui i poliziotti, dapprima impassibili abbiano spinto in seguito la folla verso la carreggiata. Il ponte è stato riaperto al traffico automobilistico e pedonale solo dopo le ore 20.
Il movimento, ormai in protesta incessante da ben due settimane, aveva annunciato la marcia sul ponte attraverso il sito www.occupywallst.org. , ed era riuscito a raccogliere intorno all'iniziativa i più diversi rappresentanti della società newyorkese come insegnanti, studenti, disoccupati, organizzazioni sindacali e gente comune, tutti stanchi della gestione finanziaria statunitense.
Sempre attraverso il web arriva il sostegno di uno dei più importanti filosofi e letterati americani, oggi professore emerito del Massachussets Institute of Technology (Mit), Noam Chomsky che, attraverso un video postato su Youtube, ha incoraggiato i giovani manifestanti a guidare “la società attuale su un sentiero più sano”.
Parole sante. Soprattutto se proferite da un veterano come Chomsky che, durante la Guerra del Vietnam, non si era risparmiato nell'aspra critica della gestione della politica internazionale da parte del governo statunitense. Secondo il linguista, inoltre, non è un caso che tali movimenti giovanili si siano sollevati quasi contemporaneamente in diverse parti del mondo, dall'Egitto alla Siria, dalla Spagna alla Turchia fino agli Stati Uniti, portando, in maniera forse violenta, il tema della crisi internazionale al centro di un dibattito dai toni cupi e dai confini – geografici – indefiniti.
Sara De Franco